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Il rito

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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La recensione su Il rito

di FilmTv Rivista
4 stelle

Ci sono generi bruciati da alcuni capolavori. Come si fa, per esempio, a fare un thriller religioso dopo L’esorcista? Impossibile riuscire a superare certe vette, anche perché l’improvvisa violenza con cui sono esplosi certi fenomeni annulla inevitabilmente l’effetto sorpresa. Bisogna essere furbi o molto intelligenti per farcela: ci riuscì il tedesco Schmid che con lo splendido e doloroso Requiem seppe rovesciare l’ottica senza perdere in intensità e ferocia, e, in senso diametralmente opposto, Il quarto tipo. Il rito, purtroppo, non si avvicina neanche un po’ ai due modelli. Racconta la storia del seminarista Kovak e di Padre Lucas (un Hopkins… “indemoniato”) alle prese con un diavolo cocciuto quanto lo scetticismo del primo. Il tutto succede in Italia, tra Roma e la Toscana, dipinte con il solito pittoresco sciovinismo a stelle e strisce. Il film ha sempre l’aria di poter decollare, ma la bella faccia di Colin O’Donoghue non si anima mai, non sembra posseduta dal sacro fuoco della recitazione e della storia; mentre Hopkins sembra accontentarsi della sua presenza scenica e degli effetti speciali. Non si raggiunge mai la noia, ma la si sfiora spesso e mal volentieri, con linguaggi, cinematografici e non, ripetitivi e poco incisivi. Servirebbe il piccolo diavolo Benigni per rianimarci, altro che questo demone piccolo piccolo e fin troppo educato.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 11 del 2011

Autore: Boris Sollazzo

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