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Confessions

Regia di Tetsuya Nakashima vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Confessions

di AndreaVenuti
9 stelle

Confessions è un film giapponese del 2010, scritto e diretto da Tetsuya Nakashima.

 

Sinossi: L’insegnate Yuko Moriguchi a seguito di un trauma devastante decide di ritirarsi dall’insegnamento. Durante il suo discorso di addio alla classe ritorna a soffermarsi sulle cause del suo pensionamento anticipato, informando gli studenti dell’omicidio della figlia uccisa proprio da due alunni di quella classe denominati Studente A e Studente B. 

Ora ha inizio la sua vendetta…

Locandina internazionale

Confessions (2010): Locandina internazionale

Confessions è l’ennesima conferma del talento strabordante di Tetsuya Nakashima, personalità eclettica e anticonvenzionale che dopo essersi affermato come nuovo autore di un certo cinema estremamente pop e grottesco(Kamikaze Girl, Memories of Matsuko o Paco and the Magical Book) spiazza tutta realizzando una sorta di revenge-movie contorto, diabolico ed estremamente elegante dove tuttavia è possibile cogliere tutto il suo background compreso il periodo pubblicitario; fase assolutamente non transitoria della sua carriera anzi viene più volte ricordata con affetto dal regista visto l’elevata libertà creativa, sfruttata alla grande (l’importante era inserire il messaggio pubblicitario).

 

Il lungo e atipico avvio potrebbe sicuramente spiazzare un pubblico meno avvezzo ad alcuni approcci tipicamente nipponici ma contemporaneamente espone la creatività del suo autore. 

I primi minuti ci mostrano una tipica giornata scolastica di una classe di scuola media. 

La professoressa Yuko Moriguchi è intenta ad esporre ai suoi alunni una sorta di progetto, incentrato sul latte, al quale dovranno presto partecipare però i ragazzi non sembrano assolutamente interessati; la classe è davvero tremenda, sono tutti indisciplinati e maleducati intenti a messaggiare con il cellulare oppure sghignazzare con il compagno di banco.

Soffermandoci ad analizzare attentamente quanto detto, emergono subito due aspetti assai rilevanti. 

Il primo riguarda la superficialità e atteggiamento dei giovani; una generazione alla sbando priva di ideali e valori, ed il tutto emerge chiaramente e drammaticamente nelle scene successive.

Il secondo aspetto è quello registico; la scena è girata  come se fosse una pubblicità sul latte con tanto di montaggio serrato, dettagli enfatici sulle bottigliette di vetro o primi piani con i ragazzi intenti a berlo.

scena

Confessions (2010): scena

A questo punto Nakashima per circa 15/20 venti minuti propone una rigida struttura a due faccie, composta da un lungo e glaciale monologo della professore Moriguchi alternato da alcuni flashback incentrati sull’omicidio della figlia e sulla presentazione dei due giovani assassini. Utilizzando questo semplice schema il regista designa un quadro agghiacciante dove si manifesta in fretta uno sguardo sociale assolutamente non idilliaco con professori non idonei al ruolo (il preside ignora la denuncia della professoressa Yuko Moriguchi in riferimento ai comportamenti pericolosi di un suo studente) polizia inetta, genitori incompetenti e dannosi fino a giovani smarriti, superficiali e privi di qualsiasi ideale.

Takako Matsu

Confessions (2010): Takako Matsu

Con il trascorrere del tempo, il regista arricchisce la struttura del film aggiungendo sia una narrazione temporale non lineare sia una strana ed azzeccata logica da reality con i vari personaggi che si confessano davanti ad un ignoto interlocutore, narrando a loro volta determinati episodi tutti collegati fra di loro. Il regista altresì continua imperterrito a scrutare la società giapponese contemporanea abbracciando 4 macro-argomenti altamente scottanti: bullismo, suicidio giovanile, famiglia disfunzionale ed hikikomori. 

 

Tornando sull’apparato tecnico, Tetsuya Nakashima superficialmente lavora di sottrazione se paragonato al passato ma come in parte intravisto nell’incipit riesce ad inserire al momento giusto invenzioni visive e. grammaticali appartenenti alla sua idea di cinema. 

Non manca ad esempio un siparietto canoro, aspetto presente nella sua cinematografia che rievoca alcune sue vecchie esperienze lavorative; ha diretto diversi videoclip di note band giapponesi.

scena

Confessions (2010): scena

Nel film in aggiunta troveremo un uso massiccio dello slow-motion utile ad evidenziare la vacuità delle nuove generazioni o semplicemente conferisce un po’di glamour, volutamente macabro, alla scena. Infine diversi i guizzi registi da freeze-frame improvvisi ad anonime soggettive filtrate tramite specchi parabolici posizionati sulla strada oppure impossibile non citare il magniloquente reverse-motion (slow-motion “all’indietro”) conclusive che sancisce la fine della vendetta personale della professoressa Yuko Moriguchi.

scena

Confessions (2010): scena

Film brillante di un regista eclettico che non smette mai di stupire.

 

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