Regia di Tetsuya Nakashima vedi scheda film
È possibile guardare un film pressoché completamente girato al rallentatore? È possibile vedere un film che accompagna quelle immagini con frasi ad effetto, declamate con andamento catatonico, secondo il celebre detto "la vendetta è un piatto che si consuma freddo"? Pare di sì, ma non è cinema che fa per me.
Si è voluto scomodare addirittura Rashomon (1950), per la struttura multifocale, e per la filosofia sottesa al gesto dei due studenti, è ravvisabile qualche eco di Nodo alla gola (1948), ma il tutto è filtrato secondo un'estetica che si riannoda ai manga e alle ultime tendenze del cinema horror asiatico, con immagini dominate da un bianco asettico sul quale campeggiano le divise bianche e nere degli allievi della scuola media in cui si sviluppa questo dramma a tinte foschissime. I ragazzini di nemmeno quattordici anni di questo film nipponico sproloquiano di superomismo e di complessi freudiani che nemmeno il prof. Andreoli in televisione.
Questo di Tetsuya Nakashima è cinema irritante e, per citare un neologismo che sta prendendo piede nel nostro paese, "nientalista". Cinema che si nutre di violenza da fumetto manga e degli aspetti esteriori dei classici cui ambirebbe ispirarsi e, quel che è peggio, di una noia talmente mortale, che al confronto gli omicidi mostrati nel film sono una giacchettata.
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