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The Company Men

Regia di John Wells vedi scheda film

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La recensione su The Company Men

di Stuntman Miglio
6 stelle

Attuale come non mai il contesto di crisi finanziaria ed economica in cui si muovono i personaggi di "The Company Men". Scritto e diretto da John Wells, autore veterano di serie tv non banali come E.R. e West Wing, il suo esordio su grande schermo mette in scena con sufficiente lucidità l' incubo di molti lavoratori nel mondo. Cosa succederebbe se un' inevitabile fusione colpisse improvvisamente la vostra azienda? E cosa succederebbe se la relativa dirigenza decidesse di preservare esclusivamente i propri interessi e capitali a danno dei propri dipendenti prontamente messi alla porta? Conseguenze e reazioni a questa situazione costituiscono il fulcro di questo film che segue essenzialmente le vicende di tre managers che da un giorno all' altro si ritrovano vittime di spietate ed inumane leggi di mercato. Aiutato da un cast all-star piuttosto in forma (su tutti, ovviamente, il sempre grande Tommy Lee Jones), Wells capta bene il malessere dei suoi personaggi, ne segue l' involuzione e ne immortala i difetti soprattutto nella fase di attendeismo e mancata rassegnazione. Una volta ottenuti e consolidati, è difficile rinunciare agli stipendi a sei cifre, alle Porsche in garage, alle belle case nei quartieri residenziali, alle amanti facoltose, al lusso in generale e agli status symbol che anno dopo anno ti si mangiano l' anima. Ne sanno qualcosa soprattutto i personaggi di Ben Affleck e Chris Cooper che nonostante la vicinanza di parenti ed amici non riescono a reintegrarsi nella società, sconcertati dal fatto che una sorte del genere possa essere toccata proprio a loro. Il declino morale e psicologico è inevitabile e solo uno dei due riuscirà a rialzarsi non senza prima essere sceso a compromessi con il vecchio se stesso. Una produzione interessante, che a tratti sorprende per oggettività e realismo ma che rinuncia al suo cinismo proprio verso il finale alla disperata ricerca di qualcosa che si avvicini ad un happy end da dare in pasto al pubblico che ancora vuole credere nel sogno americano. Notevole e degno di nota il lavoro sulla fotografia così come la direzione degli attori. Discreta la sceneggiatura che non è certo immune a qualche eccesso di retorica - soprattutto sul versante famigliare - ma che riesce comunque a raccontare ed in parte inquadrare un momento storico assai delicato che ci riguarda tutti e di cui non si parlerà mai abbastanza.

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