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Poetry

Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Poetry

di port cros
8 stelle

Lee Chang Dong ci conduce in punta di piedi a percorrere insieme alla nonna protagonista un viaggio di sofferenza e di speranza, con tono delicato e sussurrato, tipicamente orientale, ma non per questo meno intenso, fino al meraviglioso lirismo di un finale struggente e lancinante.

 

 

Mija è una nonna ancora attiva che lavora come badante di un anziano semi-paralizzato e si occupa dell'apatico nipote preadolescente, che la figlia indifferente le ha scaricato per trasferirsi altrove. La sua esistenza viene scossa quando le viene diagnosticato un principio di Alzehimer: l'incredula signora reagisce iscrivendosi ad un corso di poesia e assistendo a letture di poeti dilettanti, alla ricerca delle parole che sta per perdere definitivamente. Ma le brutte notizie non sono finite: Mija viene a sapere che il nipote, inseme ad altri cinque coetanei, ha violentato una compagna di classe che ha per questo deciso di farla finita, lanciandosi da un ponte nelle acque di un fiume. La donna viene suo malgrado coinvolta dai padri degli altri responsabili nel tentativo di salvarne la reputazione, mettendo tutto a tacere versando un risarcimento alla madre della suicida.

Per comporre una poesia, è la lezione del maestro, è necessario osservare con occhi nuovi gli elementi della vita quotidiana, come una mela, fino a trovare la loro bellezza intrinseca. Ma come si fa quando si è circondati da tanta bassezza morale? Nessuno dei padri sembra ritenere importante far capire ai ragazzi la gravità di quanto hanno commesso od educarli ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Appaiono solo ansiosi di mettere un coperchio sulla compromettente vicenda, evitando che venga coinvolta la polizia e che rimanga qualsiasi macchia sul buon nome delle rispettive famiglie. Soltanto Mija prova imbarazzo per i discorsi venali e volgari in cui si cerca di valutare il prezzo adeguato per la disperazione di una madre: durante la prima riunione dei genitori si allontana e, in una scena dalla composizione strepitosa, la vediamo, attraverso la finestra, cercare la poesia in un fiore dai colori accesi, mentre gli uomini all’interno del locale discutono di come comprare un silenzio che permetta ai figli di farla franca. I compagni del corso e dei reading, con la loro ostinata ricerca della bellezza, diventeranno allora per la spaesata sessantenne un'alternativa rinfrescante alla sconfortante assenza di valori da cui si trova circondata. Ma è compito arduo scrivere una poesia: nonostante i sinceri sforzi di Mija, l'ispirazione non arriva.

Lee Chang Dong ci conduce in punta di piedi a percorrere insieme alla sua protagonista un viaggio di sofferenza e di speranza, con tono delicato e sussurrato, tipicamente orientale, rifuggendo da ogni eccesso melodrammatico che la trama avrebbe potuto giustificare in favore di un racconto intimista e controllato, ma non per questo meno intenso, fino al meraviglioso lirismo di un finale struggente e lancinante, in cui Mija, dopo aver trovato la forza di fare ciò che è giusto, riesce finalmente a comporre la sua poesia dando voce alla ragazzina suicida.

 

Ad incarnare con grazia composta la dignità e la fragilità di Mija, con la sua gentile ostinazione ed i suoi completi floreali, è Yun Jung-hie, veterana del cinema coreano ritornata per l'occasione sulle scene dopo lunga assenza.

 

 

 

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