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Mediterraneo

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mediterraneo

di axe
7 stelle

Nel 1941, un eterogeneo gruppo di soldati italiani è inviato nel mare Egeo, a presidiare un'isola appartenente alla Grecia e successivamente occupata. Quasi subito i militari si trovano nell'impossibilità di comunicare, a causa della rottura della radio. Mentre l'esercito si dimentica di loro, essi legano con gli abitanti dell'isola, instaurando buoni rapporti, di varia natura. Dopo alcuni anni, nel 1944, un aviatore italiano atterra sull'isola e li informa di quanto nel frattempo avvenuto in Italia. Non molto tempo dopo, giungono le truppe inglesi. Per i soldati italiani, è il momento del commiato dall'isola ed i suoi abitanti. Non tutti, però, desiderano partire. Film appartenente alla "trilogia" (o "quadrilogia") della "fuga", racconta la storia di alcuni uomini, ognuno con caratteristiche che lo differenziano dagli altri, inizialmente gettati nel "calderone" della guerra, pur non avendo una particolare propensione al combattimento, e, successivamente, grazie ad un destino singolare, messi al riparo dalle peggiori conseguenze del conflitto. Nella sorta di paradiso terrestre che trovano sull'isola greca hanno modo di riflettere sul senso della loro vita ed orientare in base a ciò le scelte future, nella prospettiva di affrontare il nuovo mondo che sta nascendo. In base all'indole, ogni personaggio si comporta in maniera diversa. Il regista pone attenzione nel costruire profili di persone semplici, gente comune nella quale uno spettatore può più facilmente riconoscersi; c'è il tenente Montini, uomo d'armi ma anche di cultura, ligio ai doveri del grado ma comprensivo e tollerante verso le piccole intemperanze dei suoi soldati; c'è il sergente maggiore Lorusso, scaltro ed un po' opportunista, il cui desiderio di tornare a combattere lentamente scema d'intensità, sostituito da quello di fare ritorno in un'Italia distrutta dalla guerra per contribuire ad una ricostruzione materiale e morale; c'è Antonio Farina, l'attendente dell'ufficiale, vittima preferita della personalità debordante di Lorusso, timido e sincero, desideroso di essere dimenticato dal resto del mondo (cosa semplice, non avendo alcuno in Italia ad attenderlo) per coltivare l'amore, ricambiato, per Vassilissa. Abbiamo poi Corrado Noventa, il quale, avendo famiglia in patria, tenta di sfruttare ogni occasione per allontanarsi dall'isola e tornare a casa; infine, comprimari sono il soldato Colasanti, le "vedette" Libero e Felice, che instaurano una relazione con la stessa donna, una giovane pastorella, e l'alpino Eliseo, affezionato alla mula, che ha (o gli ricorda) le sue origini, una sperduta località di montagna. L'epilogo del film illustra cosa rimane dei sogni di alcuni di loro. A quasi cinquant'anni dalla guerra, Farina, mai partito dall'isola, è rimasto vedovo, ma la creazione della sua famiglia, un ristorante, prospera. Montini lo va a trovare, ed, inaspettatamente, trova lì Lorusso, il quale ammette di essere rimasto deluso dall'Italia del dopoguerra, e si era già da diversi anni ritirato in quell'angolo di paradiso, ritrovando quella serenità che aveva accompagnato i militari durante la loro permanenza. Dunque, un elogio della fuga, dell'allontanarsi, lasciarsi tutto alle spalle, alla volta di un rifugio ideale. L'isoletta greca, è simbolo di ciò; la caratterizzazione che ne fa il regista è, comunque, assolutamente non realistica. Salvatores tratteggia un paesino fuori dal tempo, collocato nel mezzo di una natura incantevole e benigna, nel quale sopravvivono tradizioni millenarie, senza che gli abitanti, amichevoli ed accoglienti, mostrino alcun interesse per la modernità ed i suoi affanni. Se veramente un male assortito manipolo di soldati fosse stato spedito in un posto del genere, posto che non sarebbe stato trucidato sulla spiaggia al momento dello sbarco, avrebbe trovato un gruppetto di pastori abbrutiti dalle privazioni ed astiosi nei loro confronti, dimoranti in catapecchie, e gelosi custodi dei loro pochi beni, che non avrebbero mai condiviso con una forza di occupazione. Tra gli attori - ed i relativi personaggi - ho apprezzato Diego Abatantuono, nel ruolo di Lorusso, il quale vive una profonda metamorfosi che lo porta a comprendere l'inutilità del proprio spendersi; bravo, inoltre, Giuseppe Cederna, nei panni di Farina, persona di profonda consapevolezza, che, grazie a tristi esperienze pregresse, ha da molto tempo elaborato una sua scala di priorità, della quale diviene consapevole grazie alla permanenza sull'isola ed al suo rapporto con Vassilissa, la prostituta - per "diritto di successione" - del villaggio. Belle le ambientazioni, e notevole la fotografia; eccezionale la colonna sonora. Questo film mi è piaciuto, per recitazioni e contentuto, ma meno di Marrakech Express. L'assoluta irrealtà della vicenda, del luogo, dei connotati della popolazione, mi hanno lasciato perplesso; sembra che il regista abbia accentuato i connotati simbolici degli elementi per far emergere con più forza il suo pensiero circa la "fuga", e di ciò non vedo il motivo, se non una scarsa fiducia nella capacità di comprensione dello spettatore.

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