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Ondine. Il segreto del mare

Regia di Neil Jordan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ondine. Il segreto del mare

di Lehava
6 stelle

 

Neil Jordan ritorna, con questo "Ondine" alla sua Irlanda, ad una sceneggiatura originale da lui scritta e ad un budget relativamente "ridotto". Il problema è che non sembra molto convinto di questo rientro a casa, in una dimensione da industria cinematografica europea! La prima impressione che si ha, guardando questo film, è che si tratti di un lavoro dove il regista non ha ben chiaro cosa voglia dire. Perfettamente padrone del "come", annaspa sul messaggio. E la domanda che sorge è sempre quella: "Perchè?". Se a questo si aggiunge poi una recitazione media abbondantemente al di sotto degli standard minimi (spicca per insulsità Colin Farrell - già attore a mio avviso sopravvalutato - che qui è proprio fuori parte) altro non si può esclamare se non ... alea iacta est! il Rubicone del mezzo pasticcio è valicato!

 

Syracuse è un pescatore ex-acolista con moglie problematica e figlia malata. Un giorno pesca dal mare una donna: sarà l'inizio di una convivenza non priva di misteri e piccole sorprese. Sospesi in un tempo mitico dettato dalla convinzione della bambina che la giovane straniera sia una selkie: una sorta di sirena della tradizione delle isole Ebridi. La realtà sarà più semplice e cruda, ma il lieto fine suggellerà una ritrovata serenità per i protagonisti.

Girato nella splendida penisola di Beara, ancora oggi angolo incontaminato di una Europa che da lì si vede lontanissima con il telescopio più che con il cannocchiale, "Ondine" si avvale di locations che già da sole narrano di tempi antichi, e racconti in cui verità e finzione, realtà e fantasia, sacro e profano si fondono, in una sospensione di incredulità del tutto consapevole eppure essenziale per sfuggire alla tragicità quotidiana. Secoli dopo "La moglie del soldato", opera tanto piccola quanto incisiva (per non dire corrosiva con dolcezza), qui si allungano ombre di temi cari al regista: l' estraneità, la inadeguatezza personale, il timido riscatto attraverso i sentimenti, ma anche la meta-narrazione. I dialoghi portano avanti storie nelle storie, ingannando lo spettatore e nello stesso tempo aiutandolo a maturare un finale che è tanto più banale quanto logico. "Ondine" racconta un accadimento comune e misero: il merito di renderlo sostenibilmente interessante per 111 minuti sta tutti nella sceneggiatura, comunque meritevole. Supportata certamente da una buona fotografia (C. Boyle) con atmosfere un po' anni '80 e colori che richiamano più la povertà, l'abbandono, la solitudine di queste zone rurali dell'Irlanda piuttosto che il vivido verde speranza di un boom economico (Celtic Tiger fu detta) che lì, tra cielo e mare, forse non è mai arrivato.

Poteva essere una buona occasione di indagine della psicologia umana, questo film. Jordan aveva dimostrato la sua abilità in questo, in precedenti lavori. Purtroppo, un po' la mano del regista è stanca e annoiata, un po' non ottiene supporto. Come detto, ribadisco, pessimo Colin Farrell: non trova di meglio da fare che indossare una maschera di finta antipatica sofferenza aggirandosi qua e là un po' ingobbito (e con i muscolotti sgonfiati per l'occasione) senza saper dare il giusto spessore ad un personaggio che, tutto sommato, avrebbe meritato di meglio: nel suo rapporto protettivo verso la figlia, nel senso di adulto abbandono con la perdita della madre, nella ingenuità come arma di difesa dal mondo ed estremo rifugio di speranza. Alicja Bachleda non è da meno in quanto a mediocrità: aveva un personaggio tutto "fisico" da sviluppare: sensuale e spaurita sirena, approdata su una terra ferma straniera e silenziosa, complice sensibile di una bambina che cerca solo amore e sollievo. Volto poco espressivo e corpo bello ma arido non riesce mai ad emozionare, penalizzata tra l'altro da un doppiaggio che appiatisce le differenze (come se Ondine parlasse la stessa lingua di Syracuse mentre evidentemente non può essere così, essendo lei rumena). Ininfluente Stephen Rea. Buona la piccola Alison Barry.

Anche la colonna sonora, tutto sommato, non brilla: le canzoni sono del gruppo islandese dei Sigur Rós, ed in qualche modo riecheggiano nel post-rock un vago alone folk-celtico. Si poteva magari osare qualcosa di più originale.

Non distribuito in Italia, devo a La7 la visione di questo film. Tra l'altro, ne lessi una recensione pochi giorni orsono rimanendone incuriosita (tutto ciò che riguarda l'Irlanda desta in me ricordi lontani, ed emozioni vicine): il caso volle che il palinsesto televisivo mi sia venuto in aiuto questa volta, concedendomi questo "Ondine".

 

Forse due stelle e mezzo sarebbero sufficienti, ma qui si parla di Irlanda, ed è una debolezza tutta mia

 

 

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