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I ragazzi stanno bene

Regia di Lisa Cholodenko vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I ragazzi stanno bene

di laulilla
7 stelle

Scene da un matrimonio e dalle difficoltà di una coppia – in questo caso gay –

 

Due donne si amavano da vent’anni, cioè da quando avevano deciso di sposarsi e di metter su famiglia.
Una di loro, Jules (Julianne Moore) era ricorsa per due volte all’inseminazione artificiale con lo stesso donatore di sperma, partorendo, perciò, in tempi diversi un fratello e una sorella con il medesimo patrimonio genetico.


Come in tutti i matrimoni, i ruoli all’interno della coppia si erano definiti e stabilizzati, secondo una divisione ritenuta "naturale", determinando un equilibrio che, col passare degli anni stava rivelando i suoi limiti. Nic (Annette Bening), medico, si era dedicata alla professione, per mantenere i figli a scuola e Jules a casa, così che potesse dedicarsi alla cura dei ragazzi, proprio come per secoli era avvenuto per le coppie eterosessuali.


Questa divisione dei compiti era diventata, tuttavia, per Jules sempre più insoddisfacente: i ragazzi avevevano studiato e ora stavano per lasciare la famiglia, Joni (Mia Wasikowska), la più grande, alla volta dell’Università, mentre per Laser (Josh Hutcherson), il più piccolo, si prospettava una permanenza un po’ più lunga in casa, ma anche la sua strada era diretta all’autonomia e all’indipendenza.

Jules, architetto, non aveva, dunque, mai utilizzato la sua laurea: ora vorrebbe finalmente farlo, impegnandosi, lavorando, rendendosi autonoma, perché il ruolo della casalinga a tempo pieno non solo stava perdendo il carattere della necessità, ma le andava sempre più stretto.
La divisione rigidamente tradizionale dei ruoli aveva trasformato infatti, come spesso accade, la passione in routine, stimolando la voglia di evasione, mentre le insoddisfazioni diventavano mugugni e nella coppia in crisi si era aperta la strada a qualche scappatella….

 

 

In questo caso, la scappatella si chiama Paul (Mark Ruffalo), il donatore di sperma che i due ragazzi erano andati a cercare all’insaputa delle due mamme, ma che ora, con la sua irruzione nella vita di questa famiglia, stava scatenando la gelosia un po’ troppo possessiva di Nic.

 

La crisi avrà la soluzione quando, in una bella e convincente autodifesa, Jules troverà le parole giuste per placare l’ira di Nic e le inquietudini dei ragazzi, riportando la famiglia gay alla sua unità: il matrimonio (etero o gay) è difficile, la convivenza (etero o gay) è difficile, la convivenza dopo vent’anni (etero o gay) è ancora più difficile: la comprensione e la tolleranza reciproca sono necessarie alla durata della vita di coppia, di qualsiasi coppia, affinché l’amore continui ad alimentare la vita quotidiana di qualsiasi famiglia.
Sembra la più semplice delle soluzioni, ma presuppone che un paese, rispettoso dei suoi cittadini e delle loro scelte, permetta loro quel po’ di felicità che qui da noi continua ancora a essere vietata e stigmatizzata.


La regista ha avuto il coraggio di affrontare un tema difficile, neppur oggi accettato universalmente e di farlo in modo forse un po’ edulcorato, così da renderlo meno ostico al pubblico.

 

 

 

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