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Hadewijch

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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La recensione su Hadewijch

di alan smithee
8 stelle

Sempre duro e spiazzante, ma anche uno dei migliori, coraggiosi e non convenzionali registi che la Francia possa vantare, Bruno Dumont torna a far parlare di se' dopo l'esordio folgorante de La vie de Jusus, dopo i clamori e lo sgomento suscitati da L'Humanité, dopo lo scandalo di Twenty-nine palms; ora con Hadewijch si parla di fede, di un sentimento totalizzante che colpisce, lascia storditi, e sembra talvolta fine a se stesso se non trova un fine, uno scopo verso cui dirigersi. Celine e' una giovane aspirante novizia la cui partecipazione alla vocazione che l'ha letteralmente rapita mette in soggezione le suore ove sta preparandosi a prendere i voti, preoccupate che un rapimento cosi' eccessivo e senza umani dubbi o ripensamenti possa nascondere qualcosa di malsano o un fraintendimento, piu' che una ferma convinzione. Per questo motivo viene rimandata a casa, dai ricchi genitori nell'Ile de Saint Louis, cuore di Parigi. Qui trascorre giornate in preghiera, assorta, triste, senza uno scopo. Finche' incontra per caso in un bar un delinquentello di borgata che ruba motorini, ma frequenta nel contempo la sinagoga musulmana. Tramite lui, che accetta con difficolta' la risolutezza della giovane ad evitare ogni tipo di rapporto che non sia una semplice e sincera amicizia, conosce il fratello Nassir, che tiene per la comunita' degli incontri di approfondimento religioso.
Insieme a lui sperimenta che il valore della preghiera e' di fatto universale e va al di la' delle singole religioni. Tuttavia il rapimento mistico della giovane, che ne attenua le capacita' di discernimento tra bene e male, la vede coinvolta, dopo un drammatico viaggio a Beirut, nella preparazione di un sanguinoso attentato nella capitale francese.
Dumont e' il rigore della rappresentazione, la mortificazione ma insieme l'esaltazione della recitazione, che sembra lasciata alla naturale, quasi improvvisata e spesso disarmante (si ricordi l'impacciato protagonista de L'umanita') naturalezza degli attori, quasi mai professionisti, eppure cosi' veri e per questo cosi' credibili e genuini. Il volto solare di Hadewijch/Camille suggerisce il raggiungimento di un'appagamento interiore che solo una forza misteriosa non comprensibile ai piu' puo' giustificare. In questi casi e' necessaria piu' che mai una guida che sappia dirigere questa forza interiore verso la meta' tramite la quale si fa forza e si sviluppa. In caso contrario questa energia interiore si piega al fanatismo e al bieco interesse di affari terreni e per nulla celesti, che ne contaminano e corrompono irreparabilmente e spesso inconsapevolmente le positive intenzioni.
Un Dumont dal rigore dreyeriano che torna al massimo delle sue notevoli potenzialita'.

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