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Tra le nuvole

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su Tra le nuvole

di LAMPUR
4 stelle

Mega spottone  Roncato con trolley piroettantii e zainetti filosofici. Modernissimo commesso viaggiatore, il “terminator” Clooney gira gli States per fare un “lavoro sporco ed ingrato”: licenziare presunti esuberi o cellule morte che, in tempi di crisi, sembra essere uno dei pochi mestieri ancora redditizi.

Nella sua azienda, però, arriva una di queste pivelline “tutto loro e niente gli altri” che butta là un’ideuzza rivoluzionaria: “Ragazzi, le persone le licenziamo in videoconferenza cosi risparmiamo un sacco di soldi in aerei, alberghi e trasferte”. Il Clooney affettato la invita, con un divertente siparietto, ad inscenare con lui un licenziamento, con lui vittima e lei nella parte della tagliatrice di teste, per farle notare come non sia poi così semplice mollare un benservito e ribaltare le obiezioni. La lascerà basita ed interdetta, come lascerà interdetti anche noi quando assisteremo, con un po’ d’ansia, al resto del film ed ai molteplici casi di “congedamento” che affronteranno i nostri due, spesso con leggerezza e distacco irreali (ci manca che offra un Nescafè all’ennesimo licenziato soffiandogli nell’orecchio: “What else?!”). Partiranno insieme, lui e lei (Anna Kendrick,  l’urtante,  isterica, bruttina, saputella, e doppiata, credo, da Topo Gigio) per un periodo di affiancamento e sarà un training rivelatore che, sommato anche ad un altro galeotto incontro di carattere femminile (Vera Famiga nella parte della navigata e cinica “quello che voglio prendo” e che appare anche in un nudo lato b ma che, non me ne voglia, immagino controfigurato) ma di carattere più intimo stavolta, farà vacillare al nostro integerrimo Clooney  un sacco di fisime e preconcetti coltivati con ferrea determinazione fino alla disillusione finale. Un Clooney poverello in fondo (infarcito di stereotipi che cercherà di esorcizzare battutandosi addosso), che vive di carte di credito con le miglia accumulate (chissà perchè avranno scritturato Capitan Findus per la consegnargli la fidelity card da diecimilioni di miglia?), che torna nella sua casa (un cubicolo Ikea cosi spoglio da imbarazzare uno spartano) solo 43 giorni all’anno, che può permettersi di farsi soffiare l’unica cosa veramente carina del film: una vicina di casa proprio niente male che svolazza via in fuggevolissimo cameo, che per quindici/vent’anni almeno ha condotto una vita da zingaro tra donne d’una notte al massimo in cinque stelle extra lusso, e con tutto ciò, vuole farci credere che basta qualche moina ed un paio d’incontri per fargli crollare il castello di carte ed ambire ad un cagnolino che saltella festoso quando torni a casa? Uhmmm…poco credibile… ma tutto è poco credibile in questa commediola che vorrebbe farci pensare ma, secondo me, cattura un pretesto tosto e serio, come quello del brusco fine rapporto di lavoro, per costruirci attorno una commediola (con 1D sola, oltretutto.. eh eh..) che se ne frega abbastanza, come sottolineato con ottima scelta di tempo da Marcello Del Campo, dei licenziati e delle loro, spesso devastanti, problematiche.

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