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Giustizia privata

Regia di F. Gary Gray vedi scheda film

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La recensione su Giustizia privata

di IlGranCinematografo
6 stelle

Malgrado le falle nel copione arrechino un po' di disturbo, Jamie Foxx è veramente in palla e l'insospettabile finale trasmette un fremito di acre disinganno.

 

La fallacia di un sistema o la menomazione mentale di un singolo? È una domanda che serpeggia lungo tutto il settimo film diretto da F. Gary Gray. La non opinabilità di una giustizia statalmente oggettiva da secoli è incrinata da un retto cittadino (Gerard Butler) ferito nel profondo da un verdetto processuale verso il quale matura un'ossessione patologica. Kurt Wimmer, autore della sceneggiatura, cita Il giustiziere della notte, trapianta nell'inconscio dello spettatore il tarlo del dubbio – la colpa è di chi non si fa una ragione dei traumi della vita o di chi non infligge la pena capitale a un efferato assassino? – e intinge la pellicola in un fosco e contagioso pessimismo, ma pecca nel contare spropositatamente sulla sospensione dell'incredulità – che un uomo possa mettere da solo in ginocchio una città col coltello del terrore psicologico è irreale; lo è ancor di più che si serva di oggettistica nanotecnologica da fantascienza e di cunicoli sotterranei di vecchia costruzione per beffarsi delle forze dell'ordine sotto al loro naso – e poi nel tacere i passaggi conclusivi dell'investigazione (uno di questi è l'esame dei registri catastali sui terreni dell'imputato), che perciò paiono illogici. Comunque, malgrado le falle nel copione arrechino un po' di disturbo, Jamie Foxx è veramente in palla e l'insospettabile finale trasmette un fremito di acre disinganno.

Musica del prolifico Brian Tyler.

Film DISCRETO (6) — Bollino ROSSO

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