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The Tree of Life

Regia di Terrence Malick vedi scheda film

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La recensione su The Tree of Life

di Lina
6 stelle

Sono riuscita a vedere questo film sull'aereo, dopo essermelo persa al cinema alcuni mesi fa semplicemente perchè in quel periodo non ero dell'umore adatto per vederlo dato che questo è sicuramente uno di quei film che vanno visti quando si è in vena e quando si possiede l'adeguata concentrazione per comprenderlo. Personalmente posso dire di non ritenerlo pessimo come giudicato da alcuni, ma nemmeno quell'immenso capolavoro come definito da altri. C'è innanzitutto da riconoscere che non è una di quelle pellicole che racconta la sua trama attraverso una narrazione standard, con sequenze ricche di dialoghi, ma la racconta attraverso un serie di sequenze per la maggior parte visive e mute. Per questo in un certo senso è appropriato definirlo cinema puro, perchè è un film contemplativo e d'impatto appunto visivo. Non ho trovato affatto noiose le sequenze che riprendono fenomeni naturali e che sono state paragonate da tanti alle scene di un documentario, anzi, forse esse rappresentano la parte migliore e più mistica del film perchè si osservano, si analizzano e portano a riflettere molto sul significato dell'esistenza umana, animale e vegetale. La nascita, la crescita, lo spontaneo evolversi degli eventi, dei fenomeni naturali e di ogni forma di vita e poi la morte ci vengono illustrate attraverso un ordine preciso. Malick però forse questa volta si è spinto troppo oltre realizzando un film di non facile comprensione per tutti, anzi direi che per essere capito in appieno richiede più di una visione. Ma la verità è che nonostante una narrazione lenta ed appesantita dall'assenza di dialoghi e dalla presenza di sequenze in apparenza spesso disconnesse fra loro, è un film ipnotico e celebrale che va assaporato con una certa dose di sensibilità. La sceneggiatura è povera di contenuti verbali, ma allo stesso tempo è ricca di contenuti profondi celati nella grandezza delle riprese che spesso ci dona la telecamera. La scena delle mani di un padre che si aprono per mostrare il piede minuscolo di un bimbo in fasce non può non arrivare al cuore ed emozionare tutti coloro che hanno vissuto il miracolo della nascita attraverso la propria esperienza o anche attraverso l'esperienza di persone a noi care. Molti si chiederanno cosa c'entrano i dinosauri o i microbi in tutto questo, eppure è semplice se si pensa alla creazione del mondo e al fatto che siano state loro le prime creature a popolare la terra. Tutto in realtà ha un senso molto preciso ed il primo tempo denso di immagini naturali e sequenze che ricordano quasi quelle del prologo della Bibbia di Huston (dalle riprese delle galassie a quelle degli oceani, degli animali, delle esplosioni vulcaniche a quelle dei vari paesaggi del mondo) che si susseguono a catena, ha uno scopo meramente introduttivo che prepara alla visione del secondo che ci mostra la storia di una famiglia del Texas vissuta durante gli anni cinquanta. Ed ogni protagonista o personaggio è lì a simboleggiare qualcosa. Il figlio degli O'Brien che ad un certo punto muore simboleggia la tristezza ed il vuoto incolmabile che lascia una perdita e oltre a far porre interrogativi esistenziali - quali "perchè Dio permette che un bambino innocente muoia?" oppure "Dio esiste davvero se permette una cosa del genere?" - contribuisce soprattutto a delineare meglio i contorni delle personalità di tutti gli altri suoi famigliari: dal fratello represso in conflitto col padre autoritario e vessatore, quasi insofferente, alla madre che invece buona e succube rappresenta l'elemento più puro della trama... situazioni forse già viste o scontate che comunque ricordano la realtà... gli interrogativi che vengono posti in questo caso sono davvero tanti e le risposte forse vanno cercate dentro ognuno di noi. Malick quindi ha affrontato un argomento ricco di importanza e di elementi sacri e mistici, ma ha voluto dedicare il suo faticoso lavoro a tutti coloro che amano e siano in grado di meditare di fronte ad un tipo di cinema puramente new age. Io non mi sono distratta neppure per un minuto nel guardare questo film perchè nonostante un'apparente pesantezza di stile, è uno di quei rari prodotti cinematografici che si possano trovare in giro in grado di tirar fuori quella dose di spiritualità che giace incosciamente in ognuno di noi. La colonna sonora contribuisce a rendere il tutto ancora più intenso e al tempo stesso angosciante, ma probabilmente il fatto che i pochi dialoghi presenti nella trama siano stati spesso ridotti a flebili sussurri è l'elemento creante maggiore ansia allo spettatore. Lo stile quindi meticoloso, ma in parte straziante, cupo e a volte un po' freddo e calcolatore col quale Malick illustra il significato della vita e della morte può non conquistare del tutto tutti. Qui molte sequenze ed immagini sono poesia pura, ma possono tediare chi ama invece il cinema fatto di una narrazione assai meno celebrale. Il punto è che il cinema può essere illustrato e raccontato attraverso molteplici modi, ma penetrare nella mente di un regista per poterne poi apprezzare lo stile entrando in connessione con esso non sempre è possibile. Il pubblico riesce a stabilire una connessione esattamente con quello che lo affascina e che gli fa effetto a seconda dei suoi gusti, del suo vissuto, ma soprattutto della sua emotività e sensibilità in quella precisa fase di vita. Quindi chi non ama o apprezza Malick non è per forza uno che non capisce nulla di cinema, ma è più semplicemente uno che non è attratto e connesso con il suo modo di fare cinema. Personalmente non lo ritengo uno dei migliori registi del mondo, ma ho comunque rispetto per lui. Questo suo ultimo film non mi ha impressionato più di quanto invece avrebbe potuto fare perchè anch'io purtroppo ho talvolta colto in esso una copiosa pesantezza e freddezza narrativa (in certi punti diventa addirittura quasi angosciante ed asfissiante bisogna riconoscerlo) che lo penalizza in quanto credo spinga molti spettatori (me compresa), a reputarlo una di quelle opere ispirate e riuscite certamente, ma da riuscire a vedere solo SE e QUANDO ci si senta in totale connessione con l'argomento che tratta.

 

Terrence Malick

 

Ha fatto un bel lavoro, ma non è comunque uno dei miei registi preferiti.

 

Brad Pitt

 

Bravo, ma nulla di eccezionale,  ben lontano dal meritare l'Oscar ed infatti non ha vinto alcun premio per la sua interpretazione in questo film.

 

Sean Penn

 

Mah... ha una particina nel film che non fa di certo risaltare granchè le sue doti di attore.

 

Fiona Shaw

 

Intensa e molto brava, riesce a comunicare anche solo con lo sguardo.

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