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Linger

Regia di Johnny To vedi scheda film

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La recensione su Linger

di joseba
4 stelle

Yan (Li Bingbing) ha una relazione clandestina con Dong (Vic Chou), fidanzato di una sua collega di studi universitari. Il giovane prende una sbandata per lei fino al punto di inseguirla in moto mentre torna a casa in macchina, chiedendole con una certa insistenza se anche lei lo ama. Naturalmente ci scappa l'incidente e Dong schiatta sul colpo. Tre anni dopo. Yan lavora come tirocinante in uno studio legale ma è ancora perseguitata dal fantasma del passato che tiene alla larga a suon di psicofarmaci: ogni qual volta cerca di interrompere la cura, l'ectoplasma del buon Dong rispunta sistematicamente fuori con tanto di cicatrici necroscopiche su tutto il corpo. La sconvolta Yan non ne è entusiasta e riattacca subito con le pillole, dolendosi però della dipendenza da farmaci e della fragilità ormai cronica. Ma un giorno nella sua vita compare Wong (Wong You-Nam) che non è Dong solo per una semiconsonante e fa di tutto per ovviare a questo fastidioso inconveniente lessicale, riproducendo il più possibile le dinamiche del vecchio rapporto. La sua candidatura ad avatar di Dong si spinge fino ad affittarne la stanza nell'appartamento del di lui padre, ex poliziotto in pensione tormentato dai sensi di colpa per non aver saputo manifestare il dovuto affetto al figlio. Ghost-Love Story di una prevedibilità francamente imbarazzante, "Linger" non brilla certo per originalità o intensità emotiva. Anche se sarebbe sbagliato considerarlo un oggetto insolito nella filmografia di Johnnie To (molti elementi tematici legano il film alla poetica del prolifico cineasta hongkonghese), è impossibile non registrare la debolezza di una sceneggiatura scritta in pilota automatico e la pochezza di uno sviluppo drammatico di risaputa convenzionalità. Non aiutano certo le interpretazioni piuttosto esangui del cast (con Wong You-Nam che spicca tuttavia per odiosità) e un accompagnamento musicale tanto melenso quanto onnipresente. Restano le qualità formali (che ovviamente degenerano in calligrafismo) e una certa ostinazione antierotica che stende sul film una patina scontrosa tutto sommato non priva di un suo fascino perverso. Ma da qui a consigliarne la visione... Meglio, molto meglio concentrarsi sul successivo (e prodigiosamente bello) "The Sparrow".

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