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Leningrad Cowboys Go America

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Leningrad Cowboys Go America

di Tiaz gasolio
7 stelle

Leningrad Cowboys Go America la recessione
Ovvero polka rock e cipolle!

Ci sono poche pellicole al mondo che riescono a raccogliere il fascino antico del film muto, la poesia del musical, la tristezza del dramma, se riuscivano ad incastrarci in mezzo anche anche la suspance del thriller ci trovavamo davanti ad un premio oscar; ma andiamo per grado il film in questione è Finlandese, io pensavo che in Finlandia ci fossero solo... solo(cazzo ci sarai mai in finlandia??) le renne!! ed invece ci sono anche i registi, e non solo, a quanto pare ci sono anche i musicisti, certo perché i Leningrad cowboys sono una band di musicisti, anche se a vederli non si direbbe, ed esistono veramente; fanno un genere che possiamo facilmente definire rockabbilly/folck/popolare, e sopratutto sono una band che non lascia in secondo piano il look, perché i ragazzi hanno un modo di vestire veramente particolare, un po come se il pazzo del vostro paese(tutti i paesi ne hanno uno) si fosse unito in una simbiosi onirica alla gattara cocainomane ed al parroco un po rincoglionito creando un essere che si contraddistingue per: il ciuffo lunghissimimissimo e la scarpe a puntissmissima, il tutto avvolto da un fantastico completo degno della moda di cernobil anni 80, ricordate:”se non hai almeno 10 centimetri di ciuffo e 10 di punta della scarpenon ti puoi considerare un vero uomo della steppa”; ma perchè della steppa?? in Finlandia c'è la steppa??
Bene dimenticate la Finlandia, perchè la leggenda dice che la band provenga direttamente dalla steppa siberiana russa, da un posto dove le strade sono lastricate di letame,(oppure non esistono), dove d'estate ci sono -5 gradi d'inverno -35, per spostarsi tra i centri “disabitati” si usano solo trattori, un posto che dio ha dimenticato a colpi di
Perestrojka; in una vecchia baracca in legno, sperduta, senza vetri alle finestre, i cowboys Leningradesi sono cresciuti musicalmente e fisicamente, addirittura il bassista preso da un eccesso di dedizione si è congelato al di fuori della povera abitazione dove fanno pratica con scarsi risultati.
Il
loro manager anche lui “ciuffatissimo” uomo della steppa, una volta capito il potenziale della band, decide di portarli in America in modo da presentarli ad un pubblico che apprezzi la loro “ecletticità” musicale; ed proprio di questo di cui parla il film, ma non aspettatevi la solita storia in cui una band sconosciuta in poco tempo diventa famosa, suona in locali strafighi, vede i posti piu' belli degli stati uniti, fa soldi a palate, ovviamente si scopa le tipe più gnocche, perchè la realtà non è così ed ogni musicista vero lo sa bene.
I Leningrad Cowboys suonano nell'America vera di fine anni 80, fatte da bettolacce piene di ubriaconi sporchi, prostitute e concerti mal pagati(se pagati), dove la dignità del musicista è pari a quella dello schiavo dei campi di cotone, il film ci mostra il brutto degli USA, quella degli operai stipati in grandi centri dispersi in mezzo al nulla, dove le fabbriche sono cattedrali arrugginite che inghiottono persone al mattino e le vomitano la sera, un tour che termina in messico con grandissimo concerto al matrimonio di una coppia di sconosciuti (amici del loro contatto), con ben 20 invitati, un film che ci fa toccare il dramma della fame, il dramma di un magaer stronzo che ti molla solo cipolle crude per saziarla, il dramma di una band costretta a reinventarsi ogni sera per far contenti il poco pubblico di disadattati.
Una pellicola che con il suo umorismo decadente, pochissimi dialoghi è riuscita ad ipnotizzarmi, forse è dovuto alla forte empatia che ho verso questi strambi musicanti dal ruolo forse per le loro pettinature, o forse mi sono invaghito del pazzo che li segue con un pesce in putrefazione.
www.facebook.com/larecessione

 

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