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La guerra di Charlie Wilson

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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La recensione su La guerra di Charlie Wilson

di mc 5
8 stelle

Magnifico film. E mi assale una sensazione di gioia se penso alla gente che fa la fila alle casse delle multisale una volta tanto per un film intelligente e raffinato, magari anche grazie al richiamo esercitato dai due superdivi Hanks/Roberts che occhieggiano dai cartelloni pubblicitari. E non credo nemmeno che l'italiota medio poi si ritenga "fregato" dalla visione (nel senso che non s'annoia) perchè la pellicola (nonostante tratti di temi importanti) scivola via piuttosto gradevole nei suoi non eccessivi 97 minuti. Il film richiede comunque allo spettatore una certa attenzione: personalmente ho leggermente faticato a ricostruire la collocazione dei fatti che vengono enunciati, poichè esistono precisi riferimenti ad una sorta di scacchiera internazionale (con alleanze e contrasti fra vari Stati) che non tutti conoscono alla perfezione (lo so, ci sto facendo una discreta figurina di merda, ma confesso certe mie ignoranze storico-politiche, che comunque questo film ha contribuito a ridurre). Le vicende del protagonista (il senatore texano Charlie Wilson) sono realmente accadute, negli anni '80, e un giornalista, tale George Crile, dopo essersi rigorosamente documentato, le ricostruì in un libro, dal quale lo sceneggiatore Aaron Sorkin, lavorando veramente di fino, ha adattato il film ora sugli schermi. Questo senatore è stato definito in una recensione come una sorta di "Forrest Gump alla Casa Bianca", e in effetti, pur senza raggiungere quei livelli di ingenuità, il nostro Wilson denota una notevole attitudine a lasciarsi guidare dall'istinto nelle sue scelte. Si tratta di un politico abbastanza disinvolto nell'impostare la propria esistenza: quando c'è da godere dei piaceri materiali della vita (circondarsi di segretarie poppute, seratine nei night a base di whisky, sniffate e troiette, etc) non si tira affatto indietro, ma lo fa con una superficialità incosciente ai limiti del candore, quasi senza rendersi conto che ciò potrebbe causargli seri problemi di immagine (e infatti questi problemi finiscono, almeno in un'occasione, per sfiorarlo). Tutto ha inizio una sera in cui se la sta spassando assieme a due spogliarelliste dentro una vasca idromassaggio, quando il suo sguardo si posa casualmente su un televisore sintonizzato su un reportage dall'Afghanistan condotto dal celebre cronista Dan Rather. Charlie ne resta folgorato, e vedendo scorrere sul teleschermo i volti afflitti dei poveri afgani stremati dall'invasione sovietica, decide che è suo preciso dovere aiutarli. In questa missione è supportato (o forse per meglio dire "pungolato") da una eccentrica miliardaria texana che ne è occasionalmente anche compagna di letto (Julia Roberts). Ma un personaggio ben piu' interessante li affiancherà, un singolare agente segreto, rozzo, volgare, acido e cinico, impersonato da un superlativo Seymour Hoffman. A proposito della riccastra, occorre specificare che anche lei come il senatore vive su un doppio binario (cristiana fervente oltre i limiti del fanatismo ma libertina assoluta in camera da letto) ma con una differenza fondamentale: lei è consapevole e scaltrissima quanto lui è -di base- in buona fede e ingenuamente sincero. Charlie riesce, muovendosi a fatica in un verminaio di intrighi e burocrazie, nel miracolo di moltiplicare gli stanziamenti militari americani per l'Afghanistan: e ci riesce sfruttando anche mezzi non sempre limpidi, compreso qualche ricatto e l'affidarsi ad un losco trafficante d'armi israeliano. Ma la fatalità della Storia vuole che dopo vent'anni i guerriglieri rivolgeranno le armi contro chi a suo tempo gliele aveva fornite. In altri termini, come recita la didascalìa finale prima dei titoli di coda: "Gli americani avevano lavorato bene, solo che il finale e' stato un pò incasinato...". Ciò che viene descritto è dunque un incredibile guazzabuglio di agenti della CIA, musulmani fondamentalisti, politici ottusi e ambigui trafficanti d'armi. Parecchi gli spunti di riflessione offerti dalla visione. Per esempio è interessante notare quanto diversificati siano gli intenti che muovono i tre personaggi nella loro "crociata" pro-Afghanistan...La miliardaria è "in Missione per conto di Dio" (un pò come Bush jr che afferma di parlarci assieme ogni giorno)...L'agente segreto, piu' verosimilmente, è guidato dall'anticomunismo come scelta di vita professionale...Il solo mosso da sentimenti autentici è il senatore Wilson, l'unico a commuoversi davvero dopo aver visto i corpicini martoriati dei due bambini nel campo profughi. Ma forse, nel caso del senatore, è presente anche, in sottotraccia, una componente di narcisismo, quasi come una sensazione appagante di agire potendo influire sul corso della Storia. La politica estera americana ne esce a pezzi, e i politici appaiono guidati da tutto fuorchè da un barlume di morale. Ed è paradossale che, fra questi ultimi, quello piu' virtuoso appaia
proprio Charlie Wilson, personaggio non esattamente esemplare e coerente nelle sue scelte di vita. La pellicola (vale a dire il buon Mike Nichols) pone lo spettatore di fronte ad un concetto fondamentale: ciò che oggi è sotto i nostri occhi nella politica internazionale (11 settembre compreso!) ha le sue radici in quegli anni in cui l'America affrontò la Guerra Fredda con scelte spesso discutibili, armando in funzione antisovietica popoli e paesi che poi (in anni successivi) sarebbero divenuti Nemici. E ponendo così le basi per le tensioni e i drammatici conflitti dell'oggi. Ma non dimentichiamo che la pellicola è anche intrattenimento. Il film è infatti ampiamente godibile, i "tempi" della commedia sono perfetti, certi dialoghi fra Hanks e Seymour Hoffman fanno scintille, tanto sono da antologia nella loro clamorosa brillantezza. Ma adesso vediamo nel dettaglio di chi è il merito di tutto ciò. A proposito del regista MIKE NICHOLS userò una espressione che mi capita di utilizzare ogni volta che voglio tributare particolari onori a un Grande del Cinema: "è uno a cui bisognerebbe fargli un monumento". Costui ha diretto un film come "Il laureato" che potete vedere indicato come "capolavoro" in qualsiasi volume di storia del cinema contemporaneo voi sfogliate. Scusate se è poco. E poi altri film epocali (nel senso che hanno letteralmente segnato un'epoca sociale e politica) come "Comma 22" e "Conoscenza carnale". E pochissimi anni fa il bellissimo "Closer". Mi fermo qui perchè l'elenco sarebbe lunghissimo, sottolineando come il vecchio Mike, alla veneranda età di 77 anni suonati è ancora sulla breccia, piu' coriaceo che mai. Concludiamo con l'ottimo cast. TOM HANKS mai stato così bravo, in un ruolo maturo e calibrato, che gli ha offerto un'occasione professionale coi fiocchi. SEYMOUR HOFFMAN mostruosamente bravo: se continua così, sai quanti Oscar si mangerà a colazione nei prossimi anni??!! Su JULIA ROBERTS mi avvalgo della facoltà di non rispondere: perfetta nel ruolo di antipatica (infatti mi riferivo al fatto che non mi è mai stata molto simpatica: de gustibus, no?).

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