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Il petroliere

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Il petroliere

di lamettrie
10 stelle

Un capolavoro. Sia per ragioni estetiche che per ragioni etiche. Infatti il film è sopraffino dal punto di vista estetico per la fotografia; la scenografia e in genere  la resa veridica dell’ambientazione; la colonna sonora, così moderna, e il sonoro scarno e scabro; per le perfette regia e sceneggiatura, asciutte eppure così efficaci e serie; e lo è soprattutto per l’interpretazione di Daniel Day Lewis, che anche qui conferma ulteriormente di essere un gigante della recitazione, a mio avviso modestissimo il più grande della storia del cinema.

Detto questo, e non certo poco, sul versante estetico (e pur riconoscendo come demerito al film una certa lentezza, dovuta a un compiacimento che oggettivamente appesantisce il ritmo e il piacere della fruizione), bisogna passare alle “ragione etiche” cui si faceva cenno. Il film ha il grande merito di mettere in evidenza con realtà la dimensione umana del capitalista, del self made man: una persona infelice, impossibile da invidiare, se si guarda alla realtà delle cose e non alla menzogna che vorrebbe diffondere su di sé. Un personaggio giustamente evitato da tutti, completamente incapace di alcun affetto: è disprezzato a buon diritto. Il presunto figlio, da lui biecamente e vergognosamente strumentalizzato, lo odia e fa bene, lo schifa e ne ha piena ragione: e pensare che quello è l’unico rapporto umano stretto che ha voluto avere il petroliere! Il protagonista è laido a più non posso: ruba e mente, mente mentre ruba. Ma qui non siamo in presenza di una facile e manichea schematizzazione: per me invece siamo in presenza di in ritratto medio piuttosto fedele dell’uomo davvero di successo in America, in Europa, in  Occidente, nel capitalismo; non un personaggio eccentrico qualunque, ma proprio l’obiettivo, la stella polare di ciò che un aspirante al potere vuol essere in occidente (al netto delle enormi sofferenze mentali che vuole far finta non vedere ancora, finchè ci riesce).

Un altro pregio del film è quello di mostrare alcuni aspetti assolutamente negativi del fenomeno religioso: la religione piegata a strumento di potere personale, in termini di capacità di sopraffare le persone, sovrastarle, e guadagnare potere e soldi in un modo che altrimenti non si sarebbe potuto. Io non credo, come invece molti dicono e come probabilmente il regista vuol far intendere, che la religione si riduca solo o innanzitutto a questo: questo vorrebbe dire negarne altri aspetti che invece sono stati secondo me molto positivi per alcuni anche se non per tutti; eppure credo che tale raffigurazione laida sia molto realistica. Insomma.

L’obiettivo nella storia sono i soldi; e i soldi hanno richiesto il potere come precondizione inevitabile. E tale potere nella storia è stato ottenuto o con la violenza e la prevaricazione (come nel caso dell’imprenditore) o tramite la religione e il controllo delle idee basata sull’ignoranza , la menzogna e anti-cultura (come nel caso del sacerdote di una chiesa che volesse aver peso pubblicamente). Tra le due fonti del potere c’è sempre stata opposizione, che qui si vede,  ma anche alleanza; la quale però ha prevalso, in una disamina storica seria, la quale mostra però che tale alleanza ha sempre fatto realmente schifo a chi ha a cuore una vera felicità e quindi i diritti umani.

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