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Frankenstein alla conquista della Terra

Regia di Ishirô Honda vedi scheda film

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La recensione su Frankenstein alla conquista della Terra

di giurista81
4 stelle

Proposta sul mercato italiano corrispondente al più appropriato titolo giapponese "Frankenstein contro il Mostro Sotterraneo Baragon" dietro al quale si nasconde il papà di Godzilla Ishiro Honda. Nonostante il titolo, scordatevi Mary Shelley e il suo romanzo più importante. I riferimenti più marcati, infatti, derivano da King Kong e da Godzilla. Honda pesca comunque da più parti e realizza un ottimo primo tempo (belle le sequenze ambientate durante il periodo della seconda guerra mondiale), salvo scivolare nel suo consueto "gigantismo", tra radiazioni nucleari e mostri che escono dal centro della terra. Così abbiamo riferimenti, non si sa quanto voluti, alla narrativa di Gustav Meyrink (cuori pulsanti che vivono di vita propria, nell'opera dell'austriaco c'erano i cervelli autosufficienti), W.F Harvey (mano amputata che va in giro per conto proprio) e Jules Verne (l'idea dei dinosauri che vivono sotto crosta terrestre). Purtroppo le idee non vengono sviluppate dallo script. Honda si limita a fare dei piccoli cenni funzionali ad arrivare agli "incontri wrestling", ispirati ovviamente da King Kong (quello del 1933) e da tutta la serie kaiju. Protagonisti sono un Frankenstein versione gigante (che cresce a dismisura) e i vari mostri preistorici. Tra questi ultimi, al posto di Godzilla, abbiamo una specie di triceratopo - munito però di un unico corno versione lampadina -che spara laser dalla bocca (!?) e una piovra gigante che si muove però sulla terra (!?). Esilaranti (ma davvero folli) alcune sequenze. Vediamo infatti Frankenstein, alto quanto un albero, muoversi nella foresta radioattiva, tra cinghiali, cavalli e altri animali giocattolo (divertentissima animazione) e andare a caccia di uccelli. Sprovvisto di lance, Frankenstein strappa gli alberi e li scaglia in cielo, un po' come andare a caccia di passerotti col bazooka. Ovviamente, alla stessa maniera dei militari che si muovono per arginare Godzilla, gli alberi volanti mancano il bersaglio e franano, distruggendole, sulle case cittadine, generando il panico. Honda ovviamente non lesina in scene di distruzione, piatto forte costante delle sue produzioni. 

Qualcosa di buono e di divertente c'è, con un lavoro superiore in fase di scrittura sarebbe potuto uscire anche uno z-movie interessante, perché da un punto di vista tecnico il film è piuttosto riuscito, molto più di altri prodotti dello stesso Honda. La fotografia è notevole (colori accesi e ben utilizzati, specie se si nota l'anno di uscita). Eccezionale le scene di animazione con un oceano di fuoco che imperversa alle spalle e che ricorda, per dare l'idea a chi non abbia visto il film, l'esplosione finale di Apocalypse Now. Buoni anche le musiche e gli effetti speciali. I modellini sono ben inquadrati e la loro animazione non ha niente da invidiare alle produzioni americane supervisionate da Ray Harryhausen.

Pur nella sua follia concettuale, il film ha molti estimatori. Ha inoltre ispirato il "nostro" Gianfranco Parolini per la realizzazione del suo "Yeti - Il Gigante del 20° Secolo" e lo stesso King Kong 2 (che torna in vita grazie a un cuore artificiale), ma soprattutto ha dato spunto al più famoso (di notorietà internazionale) scrittore italiano contemporaneo di narrativa del terrore Alessandro Manzetti (aka Caleb Battiago), premiato più volte ai Bram Stoker Awards, che col suo Il Custode di Chernobyl (2019)  utilizzerà l'idea della cavia di derivazione militare (nel caso di Honda nazista), cresciuta in ambiente devastato da un distastro nucleare (nel film la creatura è conservata a Hiroshima prima dell'esplosione), capace di muoversi senza conseguenze in territorio contaminato da radiazioni nucleari. Honda dunque ha fatto accademia, cresciuto giovani allievi capaci di lasciare un segno nella storia del genere, non a caso era l'assistente di Akira Kurosawa (l'uomo che ispirò Sergio Leone e il suo Per un Pugno di Dollari) nonché regista dei prodotti commerciali siglati Toho Film (la casa di produzione che fece causa a Leone per violazione dei diritti d'autore, vedendosi rispondere che a violare i diritti d'autore era stato proprio Kurosawa che aveva utilizzato, come riferimento per il suo Yojimbo, la commedia Arlecchino Servitore di Due Padroni di Goldoni).

In definitiva è un film per cultori, con motivi di interesse e una larga schiera di fan pronti a difendere l'opera di Honda a spada tratta, ma con un'innegabile sceneggiatura mediocre di fondo non certo salvata dalla storia d'amore velata tra il mostro e la scienziata.

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