Regia di Andrea Molaioli vedi scheda film
Il commissario Sanzio (Toni Servillo) è chiamato in un paesino di montagna ad investigare sulla morte della giovane Anna (una splendida Alessia Piovan). Nel paese troverà riottosità e provincialismo, tra sentimenti celati e dinamiche mai limpide. Tutti possono essere i sospettati, ognuno con la sua storia e le sue fisime. Il fidanzato, l’amante, il vecchio storpio o suo figlio mentecatto, ma anche la sorellastra, il padre oppressivo. E quel bambino, Angelo, che come lei è venuto a mancare troppo presto. Toni Servillo torna ad interpretare un personaggio serafico come all’epoca di “Le conseguenze dell’amore” e si cala in un film-concerto tutto orgogliosamente italiano. Lo accompagnano, oltre alla citata Piovan, anche Giulia Michelini, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, ovvero le espressioni più sane ed incoraggianti del cinema nostrano. “La ragazza del lago” è un film scritto e montato bene, con delle ottime idee per il missaggio. Oltre alle interpretazioni di livello, si nota una scrittura solida e scorrevole, con delle trovate degne di nota, come la falsa pista iniziale della ragazzina scomparsa, o le sottotrame sociologiche legate al valore della famiglia. E forse, “La ragazza del lago” potrebbe proprio considerarsi un film sulla famiglia (d’altronde le parole dell’ispettrice che accompagna Sanzio ne sono la conferma). Il film non è un noir. La traiettoria tracciata dal regista vira d’improvviso dal thriller al film drammatico, e così il finale non è il culmine della storia: gli autori decidono difatti che non è importante la meta, ma il percorso per arrivarci. Per questo il finale, per chi si aspettava altro, può risultare banale ed approssimativo.
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