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La corta notte delle bambole di vetro

Regia di Aldo Lado vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La corta notte delle bambole di vetro

di undying
9 stelle

Un classico del cinema horror italiano, che può essere letto sotto metafora senza mai perdere l'aspetto gotico e visionario. Affascinante, coinvolgente e (purtroppo) sempre più attuale nonostante il passare del tempo.

 

locandina

La corta notte delle bambole di vetro (1972): locandina

 

Praga. Uno spazzino rinviene il corpo di un uomo, esanime, in un parco. È quello di Gregory Moore (Jean Sorel), giornalista straniero in trasferta. Viene condotto in ospedale, considerato ormai privo di vita. Il rigor mortis tarda a manifestarsi e la temperatura corporea è addirittura di 32 gradi, motivo per cui un medico conoscente di Gregory, tenta disperatamente di rianimarlo. Moore infatti è in uno stato di vita sospesa, sotto ipnosi, con le funzioni vitali ridotte al limite della rilevazione strumentale. È capace di sentire e vedere quel che accade, ma non può reagire. In questa condizione di totale impotenza, tra la vita e la morte, ricorda gli ultimi avvenimenti: la sua relazione con Mira (Barbara Bach), una ragazza locale che avrebbe dovuto seguirlo in Inghilterra; la scomparsa della ragazza e il rinvenimento del cadavere di un'altra donna frequentatrice di un locale, il Klub 99, riservato in buona parte ad anziani facoltosi. E proprio le attività occulte e segrete di quel club lo hanno portato a scoprire come forze politiche reazionarie detengano il potere a Praga (come in ogni altra parte del mondo, vista la diffusione del circolo). E come ogni tentativo di ribellione venga immediatamente mitigato.

 

Ingrid Thulin, Jean Sorel

La corta notte delle bambole di vetro (1972): Ingrid Thulin, Jean Sorel

 

Raffinatissima opera scritta e diretta da un ispirato Aldo Lado, che mescola tematiche gotiche a doppi sensi politici, senza mai cadere nello snobismo. Al contrario, dirige un film fruibile in entrambi i casi, inserendo elementi misterici (il numero cabalistico 99, la struttura in vetro che rappresenta un demone, il significato simbolico delle farfalle) a chiari sottotesti politici. Il protagonista addormentato, posto in stato di "sonno freddo", per Lado rappresenta una metafora. È assimilabile, per condizione, alle persone consapevoli e contrarie al "regime" ma impossibilitate a reagire, a ribellarsi allo status quo. Durante la cerimonia finale questo aspetto viene opportunamente svelato dal prof. Karting, Gran Sacerdote della setta ed esecutore della pena al tempo stesso. La condanna riservata al protagonista, inizialmente concepita come sepoltura prematura, è infatti stata mutata in autopsia, da eseguirsi sul corpo di Gregory in un'aula universitaria, a mò  di esempio sul destino di chi si oppone allo status quo. Lado realizza poche sequenze nella suggestiva Praga, riprendendone anche i monumenti, ma trova difficoltà con le istituzioni locali, tanto che per giustificare il girato finge di realizzare un documentario e per portare a termine le scene in esterni si sposta in Croazia, a Zagabria. Eccezionali gli interpreti, in particolare, oltre a Jean Sorel, il sempre ottimo Mario Adorf, in una parte di contorno ma significativa.

 

Barbara Bach

La corta notte delle bambole di vetro (1972): Barbara Bach

 

Malastrana e La corta notte delle farfalle

Girato con titolo di lavorazione Malastrana (nome di un quartiere della città), per volere della produzione (che lo considera troppo simile a... Malavoglia!) viene sostituito. Appena ultimato il film di Aldo Lado, vengono così stampati i manifesti de La corta notte delle farfalle. Un bel giallo firmato da Duccio Tessari, Una farfalla con le ali insanguinate, anticipa, di qualche girono, l’uscita nelle sale italiane. Al fine di evitare il sospetto di avere, in qualche modo, copiato l’altro giallo, frettolosamente viene ulteriormente modificato. Vengono quindi attaccate, ai manifesti pubblicitari già stampati ed affissi, delle strisce con la scritta bambole di vetro sopra alle farfalle del film di Lado. Se avete visto la pellicola, capirete che mentre il titolo di lavorazione ha parecchia attinenza col film (è presente, ad un certo punto della storia, un amuleto “ambiguo” a forma di farfalla) sia sul piano figurativo che su quello narrativo (la farfalla è la nuova “dimensione” del baco, una rinascita, una trasmigrazione dell’anima), la nuova titolazione elude completamente il contenuto della pellicola, restando a suo modo insignificante e priva di collegamento con quanto narrato. 

 

Jean Sorel, Ingrid Thulin

La corta notte delle bambole di vetro (1972): Jean Sorel, Ingrid Thulin

 

L'amuleto bi-sessuale

Frutto del lavoro dello scultore Robert Sebastian Matta, la statua presente nel film rappresenta un essere androgino bifronte: su un viso al posto delle labbra presenta una vagina, mentre sull'altro tre membri.

(Informazioni tratte dal booklet allegato alla VHS Shendene, a cura di Nocturno Cinema)

 

Mario Adorf

La corta notte delle bambole di vetro (1972): Mario Adorf

 

Il vampirismo sociale: parola di Aldo Lado 

Il regista di Mad in Italy, Paolo Fazzini, nel libro Gli artigiani dell'orrore, pubblica alcune dichiarazioni di Lado sul film (pag. 157).

"Negli anni Settanta, in Italia, c'era una situazione politica molto delicata: quando dei magistrati particolarmente pignoli volevano indagare su affari poco leciti, sospetti, venivano immediatamente trasferiti e spediti a lavorare in qualche paesino della Sardegna o del Sud; venivano, insomma, letteralmente sepolti vivi. Quindi ho scritto il film cercando di riproporre una sorta di parabola politica. Ciò è esplicativo in un dialogo del film in cui si afferma che il potere ha bisogno del sangue dei giovani per alimentarsi, cosa che succede tuttora. I giovani di cui parlo sono quelli che oggi sono spediti a morire in guerra, che subiscono tristi condizioni lavorative... questo succede perché il potere, per accrescere la propria forza, deve succhiare il sangue e le energie dei più giovani."

 

2019-12-01-04-23-03

 

Terror: La corte notte delle bambole di vetro 1 e 2

La voglia di rivedere, per l'ennesima volta, questo sorprendente film di Lado è arrivata dopo aver letto un fumetto che in più occasioni ha tratto liberamente ispirazione da molti film horror. Terror Gigante n. 39 del gennaio 1973 presenta una storia dal titolo La musica e l'incubo. È ambientata a Praga nel 1850, il protagonista è un avvocato inglese e si chiama Gerald Bruck. Ma in tutto e per tutto vive la stessa allucinante esperienza di Gregory Moore: è stato ipnotizzato e, dato per morto, condotto in ospedale. Qui ricorda gli avvenimenti, in particolare la relazione d'amore, con la figlia di un cugino, che frequenta un circolo di danza. Il fumetto procede sulla falsariga del film sino a metà, finendo con Gerald sul tavolo autoptico universitario. Tale e quale al film di Lado, senonché prosegue proponendone un ipotetico sequel: Gerald ha scritto al fratello una lettera, che spinge il parente ad indagare sulla dinamica del decesso.

 

Jean Sorel, Mario Adorf, Ingrid Thulin

La corta notte delle bambole di vetro (1972): Jean Sorel, Mario Adorf, Ingrid Thulin

 

"Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole." (Pier Paolo Pasolini)

 

Trailer

 

Aldo Lado parla del film

 

F.P. 01/12/2019 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 92'50")

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