Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
Shin-ae, rimasta vedova, lascia il caos metropolitano e si trasferisce col figlio nella sonnacchiosa cittadina del marito, per altro senza l'approvazione della famiglia che si vede preclusa, a causa della distanza, la frequentazione del nipotino. Nemmeno il fratello di Shin-ae riesce a convincere la sorella a tornare sui propri passi. La donna, anzi, ha già trovato dove sistemarsi ed è oggetto della curiosa attenzione degli abitanti che si spendono in pettegolezzi sulla nuova arrivata e sui motivi che l'hanno condotta nel luogo di nascita del defunto consorte. Appare fin da subito evidente che Shin-ae si senta colpevole, non tanto per la morte del marito a cui lei è estranea, ma per il disagio di una vedovanza liberatoria e inconsciamente desiderata nonostante il vincolo d'amore. Il motivo che l'ha spinta a recarsi in quel luogo, in cui ogni cosa è destinata a rammentarle l'ingombrante presenza di un compagno morto senza la consolazione dell'amore, è l'espiazione inconscia di una colpa irragionevole. Le attenzioni morbose dei concittadini si sommano al costante ed indesiderato pressing esercitato da Jong-chan che ha messo gli occhi su Shin-ae fin dall'arrivo roncambolesco in città. Quando finalmente Shin-ae è vicina ad iniziare una nuova vita, un evento traumatico ed improvviso giunge a modificarne, ancora una volta, l'atteggiamento verso la vita, dando lo spunto al regista Lee Chang-dong di scrivere un compendio sulla colpa e sul perdono. Shin-ae inizia a frequentare la chiesa cristiana sedotta dalla panacea elargita della farmacista del paese che distribuisce alla clientela medicine e catechesi. Shin-ae, recalcitrante, finisce in Chiesa, prima senza una reale convinzione, poi infervorata da una sentimento mai provato nei confronti del divino. Jong-chan, come un fedele cagnolino, che pur si preferisce rimanga fuori dalla porta, arrotolato sullo zerbino, segue la donna nel suo nuovo eccentrico percorso spirituale non senza rammarico da parte di Shin-ae. Lee Chang-dong, a questo punto, sfrutta al meglio il testo scritto per rappresentare il passaggio dal senso di colpa al fervore religioso. Il regista non suggerisce una presa di posizione nei confronti del culto cristiano. Anzi, il personaggio interpretato da Jeon Do-yeon mostra i segni di un sollievo mai provato prima e di un equilibrio che la rende un capo saldo all'interno della comunità. La leggerezza che le conferisce la fede significa per Shin-ae accettazione di un passato infelice rinchiuso in un bozzolo gestazionale che si sta per schiudere ad una nuova condizione, come tradizione cristiana insegna. Questa aurea di serenità è solo una parvenza e deriva dall'inclusione protettrice nel gruppo dei fedeli. Il regista koreano mette in mostra i limiti della fede di Shin-ae allorché la donna prende la decisione di perdonare chi le ha creato tanto dolore. Pronta a donare il perdono viene trafitta dallo stesso concetto che l'ha allegerita e le ha dato impulso vitale. È compito di un Dio misericordioso concedere il perdono? O è compito degli esseri umani? Shin-ae si sente depauperata dall'onnipotente che ha mostrato al carnefice la via dell'amore e del pentimento. La persona che ha irreparabilmente cambiato la vita della donna le ha tolto anche il sacrosanto diritto a concedere la grazia al suo aguzzino. Se Shin-ae mostra la superbia dell'uomo, Lee Chang-dong evidenzia il profondo dolore che grida vendetta. L'annullamento di ogni spirito di rivalsa nella protagonista si trasforma in odio profondo che viene scaricato sulla stessa comunità, che l'ha accolta, ed infine su se stessa. Il racconto di Lee Chang-dong propone un analisi acuta su come il senso di colpa influenzi le vite umane e su come la religione lavori per ridurne il peso. La fede può bastare? La fede di Shin-ae non basta, e quando ciò appare evidente al suo cuore rancoroso l'anima ed il corpo subiscono un contraccolpo violento che nessuno riesce ad impedire.
"Secret sunshine" è un film dall'impianto drammatico che dopo una lunga introduzione sviluppa con efficacia le proprie tematiche. Soffre di una certa lunghezza e nonostante questa dà la sensazione di arrivare poco spontaneamente, forse frettolosamente, al finale.
Il cagnolino, che ha leccato quel poco che l'osso gli permetteva, è ancora accucciato davanti ad una porta chiusa che potrebbe finalmente aprirsi all'amore. Le relazioni umane sono una medicina vigorosa che può guarire il dolore o quanto meno rendere più sopportabile ferite profonde che non si compiaciono di una sola leccata.
Chili Tv
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