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Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film

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Peppe Comune

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La recensione su 4 mesi 3 settimane 2 giorni

di Peppe Comune
9 stelle

Otilia e Gabita sono due studentesse che condividono una stanza nella casa dello studente. Gabita è incinta e non vuol tenere il bambino. Sceglie la strada dell' aborto clandestino e Otilia si fa in quattro per aiutarla. Mungiu gira un film tra i più belli degli ultimi anni. Si parla dell'aborto, trattato con toni affatto moralistici, ma solo per scandagliare dentro l'animo di persone incupite prim' ancora che dalle proprie cose personali, dalla cappa opprimente dello Stato di polizia voluto dal regima di Ceausescu. L' aborto è una cosa dolorosa ma a questo fatto profondamente personale si assomma la condanna della pratica voluta dal regime sicchè,a un dolore provocato per libera scelta, se ne sostituisce un 'altro imposto dallo stato di cose. La clandestinità diventa dunque un fatto necessario e Mungiu ce ne restituisce molto bene la valenza politico-sociale con una tecnica cinematografica degna dei grandi . C'è la mostra attraverso i pedinamenti continui di Otilia (una bravissima Anamaria Marinca) che attraversa la città e fa commissioni di vario genere sempre di fretta come a sottintendere una condizione del fare tanto più pressante in una società retta dai sospetti e dalla precarietà degli affetti. Poi ci sono i lunghi piani sequenza: bello quello a casa del ragazzo di Otilia con la camera fissa su di lei mentre si odono le voci dei presenti parlare come persone di un altro mondo; stupefacente quello nella camera d'albergo dove si compirà l'aborto clandestino ad opera di un sedicente medico che si fa chiamare "Signor Bebe"non prima però di essere passati per la scoperta di bugie dette e di trattative da sbrigare alla meglio. La camera fissa ferma momenti di vita che sembrano essere sospesi in attesa di un urlo liberatorio. Mungiu insomma non parla mai direttamente del comunismo del  tiranno Ceausescu e degli effetti perversi prodotti nella società rumena ma c'è li mostra portandoci a spasso per una Bucarest disturbata e impaurita da anni di dittatura. Il film adotta un mirabile equilibrio tra una questione universale, qual'è il dramma che si lega alla scelta di abortire, e un'altra particolare, come la rappresentazione di spaccati di vita della società rumena negli anni che precedono la dissoluzione dei regimi comunisti in tutta Europa. E' un gran bel film, per il rigore stilistico e il coraggio dei contenuti. Necessario e doveroso. E forse è nato un grande regista.

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