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Io sono un autarchico

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Io sono un autarchico

di cheftony
4 stelle

“Una delle nostre intenzioni è stata quella di voler rompere questa barriera che separa sempre il pubblico dallo spettacolo, gli attori dagli spettatori. E io credo che ci siamo riusciti, sì. Siamo riusciti a rompere. Qualcuno forse avrà notato, nella scena che chiude lo spettacolo, alcune provocazioni, provocazioni volute...e che penso abbiano lasciato il segno. Da alcune reazioni del pubblico che noi abbiamo potuto benissimo...percepire...agganci alla realtà? Certamente. Il nostro, infatti, pur non essendo uno spettacolo reale, è però uno spettacolo realistico...Eh!”

Michele (Nanni Moretti) è un giovane disoccupato romano, inerme e servile di fronte all'abbandono della moglie Silvia (Simona Frosi), la quale gli lascia pure il figlioletto Andrea.
Forte della tranquillità economica garantitagli dal padre, Michele non si scompone più di tanto e si lascia coinvolgere dall'amico Fabio Ghezzi (Fabio Traversa), dispotico e disorganizzato regista teatrale, in un progetto di teatro sperimentale insieme ad una manica di macchiette post-sessantottine.
Segue un crocevia in collina fra un ritiro spirituale ed una preparazione atletica per affrontare al meglio il progetto d'avanguardia di Fabio, per poi proseguire con una lunga serie di disquisizioni sul cinema moderno italiano e americano, sulla politicità più o meno voluta di essi, sul mondo della critica teatrale e cinematografica; l'unico tratto comune in tutti i sogni e in tutte le visioni di Michele è il fallimento di ogni utopia, compresa quella di mettere in scena qualcosa di nuovo...

Il primo lungometraggio dell'allora 23enne Giovanni Moretti è una pellicola povera in Super 8, girata in presa diretta e in seguito ridoppiata e ristampata in 16 mm per la distribuzione su scala nazionale, visto il gradimento inaspettato che questa è riuscita a suscitare ai tempi, facendo schizzare quel ragazzotto con capelli lunghi, baffetti e sana ed insopportabile presunzione in cima alla lista degli autori da tenere d'occhio nell'attesa dell'uscita del successivo “Ecce Bombo”.
“Io sono un autarchico” ha il merito di intercettare in tempo reale l'umore, il disincanto, l'ipocrisia, l'omologazione della sua generazione in una forma debole, influenzata dalla povertà di mezzi e di disciplina che porta ad avere quasi esclusivamente inquadrature statiche, montaggio elementare, recitazione “familiare”. Parliamo perciò di un film meramente contenutistico, nonostante pure il soggetto sia qualcosa di terribilmente naïf, improvvisato, frammentario: il film si regge su qualche trovata surreale d'impatto e su dialoghi purtroppo privi di un filo conduttore, se non quello della sincera e proficua arroganza dell'autore, intimamente convinto di lavorare nella direzione giusta per coniare un linguaggio nuovo, fatto di silenzi e di sarcasmo, in un cinema dominato dai mostri, dai kolossal. Più avanti Moretti, amato o odiato, ci riuscirà, unendo al suo modo di fare cinema una visione politica improntata su idee di una sinistra discutibile, individualista, liberal-borghese.
Dall'esordio viene fuori, per usare le parole di Mario Monicelli in uno storico scontro televisivo datato 1977, un film grazioso, un'inconsapevole commedia all'italiana, che parla di tutto e di niente, opera di un emergente ancora da sgrezzare e da testare nel prosieguo della carriera.

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