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La vestale di Satana

Regia di Harry Kümel vedi scheda film

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La recensione su La vestale di Satana

di millertropico
6 stelle

Sulla carta, una interessante variazione lesbica sul tema del vampirismo che si ispira alla figura della contessa Bathory che,, stando alla leggenda, sembra abbia ucciso più di 100 vergini per abbeverarsi del loro sangue e tentare così di rimanere giovane.
Si segnala principalmente per il raffinato stile della messa in scena (ritmi lentissimi, colori soffusi, atmosfere dilatate e una specifica attenzione proprio alle implicazioni freudiane che traspaiono evidenti).
Ambientato in una Ostenda liberty di straordinario impatto visivo (bellissima la fotografia di Eddy Van der Enden) è sorretto dalla forza inquietante e rarefatta delle immagini che rappresentano il vero punto di forza del film. L'atmosfera ricreata, costantemente piovosa e notturna, fa indubbiamente molta più paura,, genera inquietudini  maggiori e più profonde,, della storia che ci viene raccontata che non riesce solo in parte a fornire una autonoma e originila rilettura del mito del vampiro-donna.
Le ambizioni del regista Harry Kumel erano altissime comunque (una specie di ricercata contaminazione fra il film di genere e quello d'autore) ma i risultati non sono certo all'altezza delle premesse e l'obiettivo sembra essere stato solo marginalmente centrato..
La critica dell'epoca, colse comunque subito proprio questo insolito aspetto e lo evidenziò prontamente  (tanto è vero che ne "La storia del cinema  dell'orrore" di Teo Mora - Fanucci editore, il breve capito dedicato al regista e a questo film è intitolato Belgio: la contessa Dracula a Marienbad e questo ovviamente non solo perchè condivideva con il capolavoro di Resnais il nome di Delphine Seyrig, protagonista di entrambe le opere, ma anche per un certo rimando - ovviamente solo sotto il profilo visivo) -  che riporta alla memoria - molto alla lontana - i contorti meandri fra corridoi e stucchi di una ambientazione autunnale e decadente come quella chesembra ispirarsi proprio (ma in maniera tanto epidermica quanto inutile) all''albergo mariembadiano e alla enigmaticità dei suoi ospiti, ..
Per il resto, al di là del fatto che la storia viene raccontata  con un intrigante miscuglio di erotismo e ironia, davvero poco più che normale amministrazione, soprattutto nella convenzionalità narrativa (anche imbarazzante a volte)  dell'evolversi della vicenda, che fa spesso a pugni proprio con i ricercati preziosismi formali messi in campo forse persino con un eccesso di presunzione..

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