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L'infanzia di Ivan

Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film

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La recensione su L'infanzia di Ivan

di sasso67
10 stelle

Un ragazzino osserva il mondo da dietro un albero, attraverso una ragnatela. In una giornata di sole, cammina attraverso una boscaglia, vede un capra, poi una farfalla e, come questa, riesce a volare; atterra nei pressi di una donna che trasporta un secchio pieno d'acqua, appena attinta dal pozzo; il bambino beve e dice alla donna "mamma, ci sono le allodole!"; la madre si deterge il sudore. Un grido. Era solo un bel sogno. Il bambino si sveglia in un vecchio mulino. È in missione di guerra: attraversa un fiume, si districa dal filo spinato e giunge in una base dell'Armata Rossa. Fa il ricognitore per l'esercito. "L'infanzia di Ivan" è lo stupendo lungometraggio d'esordio di Tarkovskij e, seppure non ancora amalgamati, come nel successivo capolavoro "Andrej Rublëv", sono già presenti molti degli elementi simbolici, tipici del cinema tarkovskiano: il volo iniziale lo ritroveremo, con valenza forse diversa, proprio nel prologo di "Andrej Rublëv", così come ricorrerà l'oggetto simbolo della campana e, nel finale, rivedremo i cavalli neri in riva al mare, e così come torneranno, in tutti i film del regista russo, il tema dell'acqua e quello delle mele. In una struttura di film bellico anche abbastanza convenzionale - quanto meno se si considera il film inserito nel filone del cinema del disgelo, seguito al periodo della destalinizzazione dell'Unione Sovietica - Tarkovskij inserisce quattro significativi tasselli onirici, che riportano il piccolo protagonista alla sua reale (con Tarkovskij meglio non parlare mai, neanche in senso traslato, di realismo) dimensione di fanciullo: è infatti soltanto nel sogno che Ivan entra in contatto con gli elementi caratteristici dell'infanzia: il contatto con la madre e con la sorellina, le corse nei prati, il gioco con i coetanei. Fuori dal sogno, però, Ivan è stato trasformato in una piccola, terribile, macchina da guerra: per lui i tedeschi sono dei "pelapatate", dei disgraziati che calpestano il popolo e bruciano i libri in piazza, e la cosa più importante è partecipare all'avanzata vittoriosa del suo esercito. Lo stacco netto tra le sequenze "vissute" e quelle sognate è ancora più rimarchevole, se si pensa che, in anni recenti, si è scoperto che il film fu iniziato da un altro regista (chi sia non è dato sapere) e che Tarkovskij fu chiamato a continuare il lavoro che l'ignoto non riusciva a portare a termine. Forse Tarkovskij ha girato solamente le scene dei sogni? Non è dato saperlo, anche se mi sembra poco probabile; è pur vero che gli elementi ricorrenti del suo cinema si trovano soltanto nelle sequenze oniriche, però va anche detto che altri indizi farebbero propendere per la paternità tarkovskiana di moltre altre parti girate: tutta la scena ambientata nel bosco di betulle, con il bacio del capitano Kholin a Maša in bilico sulla trincea sembra profondamente tarkovskiana, così come sembrerebbe testimoniare in questo senso la presenza dell'amico fraterno Konchalovskij , nella parte del patetico soldatino occhialuto, con il quale scriverà la sceneggiatura di "Andrej Rublëv". Il risultato è, comunque, un bellissimo film, nel quale mancano le scene di battaglia ed è genialmente data per scontata la presenza dei Tedeschi, mai mostrati secondo gli schemi più abusati del cinema bellico sulla Seconda Guerra Mondiale (che li ha sempre descritti come crudeli o ridicoli), così come nell'"Andrej Rublëv" non si vede mai il protagonista nell'atto di dipingere. "L'infanzia di Ivan", al tempo della sua uscita ottenne il Leone d'oro alla mostra cinematografica di Venezia (il primo premio del genere per un film sovietico) e scatenò una ridda di polemiche, poiché non piacque ai critici del più che ortodosso organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, tanto che perfino Jean-Paul Sartre, dalla Francia, scrisse al direttore in difesa del film.

La trama

L'infanzia violentata dalla brutalità della guerra. Un bambino trasformato in mostro e martire dalle atrocità belliche.

Nikolaj "Kolja" Burljaev

Il protagonista, Kolja Burljaev, tornerà, cresciuto, in "Andrej Rublëv", nella parte di Boriška, il giovane fonditore di campane.

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