Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Per la prima volta i due attori insieme per una specie di passaggio di consegne, se non altro quello generazionale.
Un affermato Sordi che fa da papà e da garante a Carlo Verdone.
Al contrario di quello che ci si aspetta non è proprio un film che fa ridere, anzi è un film malinconico dove si sorride a tratti, mi ha ricordato in alcune analogie “il sorpasso” ovviamente con le dovute proporzioni nella qualità. Padre e figlio viaggiano involontariamente insieme su un auto di grossa cilindrata, la partenza è da Roma con itinerario le coste della Toscana.
Il padre (Sordi) è un uomo d'affari, un personaggio estroverso con il pallino per le donne. Il figlio (Verdone) è un ecologista timido e imbranato. I due sono agli antipodi un po su tutto, tranne che per una cosa, sono due anime perse, entrambi non hanno più una famiglia, perlomeno una famiglia con il vero senso della parola. Il viaggio che ormai non ha più una meta precisa si trasforma così in un occasione per recuperare il naturale rapporto che ci dovrebbe essere tra un padre e un figlio. L'auto con la quale viaggiano è diventatala loro casa, i luoghi che visitano sono solo una breve sosta, le persone che incontrano delle comparse. La conferma che ormai sono soli e devono ricostruirsi una vita.
Siamo nei primi anni 80, Sordi affronta il tema della disgregazione familiare con largo anticipo, perlomeno su quella dell'escalation degli anni a venire. “In viaggio con papà” non è una delle sue migliori interpretazioni, ma si rifà al suo stile, quello del sorriso amaro che fa riflettere, realizzando comunque un buon film da vedere.
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