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In nome del popolo italiano

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su In nome del popolo italiano

di Dany9007
10 stelle

Sin dalla prima inquadratura del film, lo spettatore è "costretto" a respirare il marciume che contraddistinque la società italiana, in uno spietato ritratto di Dino Risi. Difatti la vicenda si apre con l'integerrimo giudice Mariano Bonifazi, alle prese con l'esecuzione di un abbattimento di una costruzione abusiva. Subito dopo lo vediamo dedicarsi alla pesca, suo hobby nel tempo libero, salvo poi dover constatare di pescare pesci ormai morti, a causa dei terribili scarichi di una ditta di materiali plastici che rilascia le polluzioni direttamente in mare. A capo della ditta, e di un vasto impero economico, c'è l'Ing. Lorenzo Santenocito, spregiudicato fascistoide, nostalgico dei campi di rieducazione e votato ad ogni forma di corruzione di funzionari, politici e imprenditori. Le storie dei due personaggi si intrecciano quando la morte di una giovanissima prostituta, sulla cui morte sta indagando proprio Bonifazi, fa emergere il nome di Santenocito. La malafede di Santenocito sulla vicenda e lo zelo (ma anche l'ideologia) di Bonifazi, ne fanno scaturire uno scontro durissimo nel quale il giudice, del tutto incurante di pressioni o tentativi di corruzione, avrà modo di incriminare definitivamente il suo "avversario", salvo poi trovare, fortuitamente, la prova della sua innocenza. Bonifazi sarà in grado di accantonare l'ideologia e rilasciare un innocente? O questa è l'occasione giusta per punire un campione di quella società corrotta, contro la quale ha sempre combattuto?

Questo riassunto non rende onore ad una trama che offre spunti di riflessione ad ogni sequenza.Tognazzi dipinge un personaggio taglientemente sotto le righe, capace di battute sagaci, inquisitorio e malizioso. Gassman offre ancora una prova della sua esuberanza d'attore: il personaggio di Santenocito sembra un'evoluzione di Bruno Cortona fatto imprenditore; a bordo di una sfavillante maserati Ghibli, santenocito fa sfoggio della sua pochezza con un linguaggio verboso e "desemplicizzato". Nonostante il successo teme costantemente la rovina e ne vengono tratteggiate tutte le contraddizioni: invoca ordine e disciplina verso i giovani, salvo essere il primo ad infrangere le regole (e la legge), partecipa a raccolte firme contro il divorzio mentre intrattiene rapporti con prostitute, fino all'affermazione, poco prima del suo arresto in cui spiega che "la corruzione è essa stessa progresso". I disastri che provocano le attività di Santenocito vengono mostrati di volta in volta nel film: dalle spiagge inquinate alle strade costruite dalle sue imprese che poi crollano. Il suo cinismo non gli impedisce di far rinchiudere il padre in manicomio affinchè questi non dica la verità sul suo alibi del resto "pietà e potere non vanno d'accordo" si dice allo specchio.

Oltre al protagonista però, Risi non si sottrae dal raccontare un'Italia che ha perso ogni riferimento di etica: i genitori della vittima non si preoccupavano certo di come lei guadagnasse i soldi che procurava loro, anzi fingono di ignorarne l'origine; il sistema giudiziario non è certo molto interessato al caso (un collega di Bonifazi cerca di liquidarlo come "il caso della puttanella drogata"), e le indagini del giudice lo fanno entrare in un mondo in cui business e sfruttamento della prostituzione sono pressochè la stessa cosa; si aggiungono anche altri laidi personaggi nella vicenda, come il professor Rivaroli, individualista e sfiduciato verso il prossimo, o il mellifluo marito della ex moglie di Bonifazi, che appurato che cerca di convincere quest'ultimo a riprendersela o a dargli del denaro perchè se la tenga. Sullo sfondo di questo vediamo anche il mondo della giustizia che ha ormai perso il suo ruolo di purezza e che, metaforicamente, cade a pezzi insieme al palazzo di giustizia. Il film si chiude con la manifestazione più italiana di "unità nazionale": una vittoria della Nazionale di calcio fa riversare per le strade di Roma tutti i prototipi di personaggi contro i quali Bonifazi ha combattuto e che (genialmente) vengono tutti interpretati da Gassman: dal vecchio nostalgico, al militare che intona "la sagra di Giarabub" al tifoso sfegatato che distrugge una macchina targata UK.

Non c'è compiacenza nella descrizione di questi difetti, si finisce il film con una profonda amarezza verso le caratteristiche più ignobili del nostro Paese. Nella trama emerge anche un ulteriore velo di tristezza: non vi è un solo momento di commozione da parte degli altri personaggi nei confronti della vittima di tutta la vicenda. Osserveremo infatti che così come i genitori e gli industriali l'hanno sfruttata in vita, verrà sfrutttata, un'ultima volta, dal magistrato per portare avanti la sua ideologia.

Assolutamente definitivo.

 

 

 

 

 

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