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Caccia all'uomo

Regia di Norman Jewison vedi scheda film

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La recensione su Caccia all'uomo

di Maciknight
7 stelle

Michael Cane è come sempre all'altezza del ruolo di protagonista, solo per la sua interpretazione il film varrebbe la pena di essere visto. Interpreta un ex criminale di guerra francese filonazista, ormai vecchio che si trova improvvisamente braccato dalla polizia in seguito ad una legge internazionale che persegue i crimini contro l’umanità. Un uomo pieno di contraddizioni, pio e devoto da destare compassione, ma anche ipocrita e spietato, come dimostrerà in alcune occasioni, tra le quali l’opportunistica visita alla moglie per trovare rifugio, durante la quale per imporre la sua sgradita presenza minaccia di uccidergli il cane. Quindi non è una bella persona e non è un caso dovuto al contesto bellico e di occupazione nazista del suolo francese se è divenuto un persecutore ed uccisore di ebrei, anche se nel corso del film la sua interpretazione indurrebbe lo spettatore superficiale ad essere indulgente. In realtà il suo disagio psichico e sofferenza fisica non è dovuto a pentimento e sofferenza interiore ma è da attribuirsi alla vecchiaia debilitante e al cuore che non regge gli sforzi. E’ preoccupato soprattutto che gli arrivino i soldi di coloro che lo sostengono (una fantomatica confraternita denominata i Cavalieri di Santa Maria, perlopiù composta da funzionari pubblici di alto rango e gerarchie ecclesiastiche, a cui anche il protagonista appartiene), è preoccupato solo di continuare a ricevere protezione e rifugio (perlopiù presso abbazie e monasteri), e quando capita l’occasione di doversi difendere lo fa come un professionista, nonostante l’età ed i problemi di salute, per i suoi nemici non c’è scampo, anche perché in effetti occorre riconoscere che sono alquanto maldestri, per usare un eufemismo. Ed i suoi nemici non sono ebrei che vogliono vendicarsi, come vorrebbero far credere ai media e per depistare le indagini della polizia, ma sono all’interno della sua stessa organizzazione, perché è diventato un personaggio scomodo, ora che è braccato ed invecchiato, se catturato, non volendo finire i suoi giorni in galera, sarebbe sicuramente disposto a parlare, verrebbero fuori nomi importanti di ex filonazisti come lui che hanno fatto carriera politica e si trovano in posizioni di alto rango, e sarebbe assai imbarazzante per l’establishment. Quindi la sua fine è segnata, ma prima del finale più o meno intuibile, occorre riconoscere l’abilità degli autori nel costruire la trama, nel creare il profilo psicologico dei personaggi (ottimi anche i suoi persecutori istituzionali, una giudice ed un colonnello della Gendarmeria) e nel calibrare gli aspetti psicologici con le scene di azione, la mentalità reazionaria che diventa complicità diffusa nella società francese, l’ambiguità, l’autoritarismo e l’impunità delle gerarchie cattoliche francesi, ecc.. Un film che merita, e che rischia ingiustamente di passare inosservato.

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