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La voltapagine

Regia di Denis Dercourt vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La voltapagine

di axe
7 stelle

Melanie è una ragazza dodicenne particolarmente dotata nel suonare il pianoforte. Nonostante il talento, l'impegno ed i sacrifici fatti dalla sua famiglia, di estrazione popolare, non ottiene l'ammissione al conservatorio, poichè una distrazione involontariamente causata da un membro della commissione è fatale per la sua concentrazione durante lo svolgimento del relativo esame. Tanta è la delusione, da spingerla ad abbandonare la sua passione. Alcuni anni dopo, Melanie, adulta, entra a far parte dello staff di uno studio legale il cui titolare è marito di Ariane, la donna che, alcuni anni prima, senza saperlo, le ha segnato la vita. La giovane ex-pianista delusa intreccia uno stretto rapporto con la sua famiglia e porta a termine una dura vendetta. Registrai questo film molti anni fa, approfittando di un suo passaggio in TV, per poi dimenticarmene. Avendo ritrovato il supporto, ho deciso di vederlo invogliato dai molti giudizi positivi, che condivido, pur non essendo un conoscitore del cinema francese, di cui quest'opera è definita essere perfettamente ascrivibile al genere. Il film racconta di una vendetta, i cui contorni sono molto sfumati e lasciati all'interpretazione dello spettatore, poichè molti dettagli non sono svelati. E' evidente come Melanie s'insinui nella famiglia dell'avvocato, carpendone la fiducia, per poi condurla verso la disgregazione, colpendo con fredda determinazione la persona di Ariane nei suoi profili di artista, donna, moglie, madre. La giovane ne conquista la fiducia, si rende indispensabile per la prosecuzione della sua carriera di pianista, ne cura il figlio con apparente amore, arriva a sedurla, per poi assentarsi nel momento di maggior bisogno, abbandonarla dopo aver rivelato al marito il sentimento che la donna matura prova per lei ed alienarne la stima del figlioletto, dopo avergli causato danni fisici alle mani, affinchè anche a lui sia reso difficile diventare un pianista. Quest'azione distruttiva potrebbe sembrare abnorme e sproporzionata; lentamente, lo spettatore matura l'ipotesi per la quale la "cattiva" non sia Ariane, bensì Melanie. Ottimamente interpretata dall'attrice belga Deborah Francois nella sua "versione" adulta, Melanie manifesta una ricerca maniacale della perfezione - come attestato dalle poche sequenze che la ritraggono da ragazzina - probabilmente legata ad un desiderio di riscatto propria della classe sociale di provenienza e di riconoscenza verso i genitori, che fanno evidentemente sacrifici per permetterle di coltivare l'interesse per il pianoforte. Posso pertanto immaginare come la delusione causata dal mancato superamento dell'esame - causata da una "leggerezza" di Ariane - abbia generato, in una psiche già "border-line" un grave rancore, che probabilmente l'ha tormentata durante la sua intera adolescenza, impedendole di avere una vita normale; un'ossessione che non ha altro sfogo se non nella vendetta. Non è chiaro, altresì, quando questa scelta maturi. E' un caso che la moglie del "capoufficio" sia Ariane, oppure anche l'assuzione presso lo studio legale faccia parte di un preciso ed articolato progetto ? L'altra protagonista femminile è Ariane, interpretata da Catherine Frot. Il regista Denis Dercourt ce la mostra, nelle sequenze iniziali, come una donna sicura di sè e quasi indifferente al proprio ruolo di valutatrice. Da quanto apprendiamo successivamente, però, ella è in realtà una persona insicura ed in una posizione delicata. Può dedicare la sua vita all'arte grazie alle finanze del marito, facoltoso avvocato costretto spesso alla lontananza da casa e dalla famiglia per motivi di lavoro; la sua "luce riflessa" le consente di avere più di una possibilità - elemento che Melanie evidentemente percepisce come negatole - poichè ha buone capacità, ma non eccelle. Benchè non pienamente soddisfatta della sua situazione familiare, deve sostenere il ruolo di moglie fedele e madre amorevole, poichè, in caso di separazione non avrebbe di che vivere, essendo tutti i beni di proprietà del marito. In questa contrapposizione tra l'apparire e l'essere appare evidente una critica ad un certo contesto borghese; Melanie manda in pezzi la sottile barriera di tranquillità ed autorevolezza dietro la quale l'agiata Ariane nasconde o camuffa paure, diffidenze, insicurezze, debolezze. Il film è di breve durata; il regista Denis Dercourt non concede spazio a tempi morti; razionalizza le risorse a sua disposizione raccontando stati d'animo ed emozioni con sequenze incisive, ricche di simboli. Lascia, presumo volutamente, non spiegati alcuni dettagli, permettendo agli spettatori di trarre proprie considerazioni. Soprattutto, rimane non risolta una questione. Chi è la vera "cattiva" ? Leggendo nella vicenda una contrapposizione tra le due donne, propenderei per Melanie, fautrice di una vendetta crudele e sproporzionata contro una persona estremamente vulnerabile; volendo legare le protagoniste alle rispettive classi sociali, posso affermare che sia invece Ariane, la quale la "paga per tutti". Chissà, nel corso dei secoli, quante vite di persone umili sono state condizionate o, peggio, rovinate, da piccoli gesti, anche involontari, capricci o distrazioni di altre persone, privilegiate per nascita, censo, o buoni matrimoni. Buon "thriller" psicologico, mai noioso, ben interpretato e dotato - inevitabile, grazie alla tematica - di un degno accompagnamento musicale.

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