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La voltapagine

Regia di Denis Dercourt vedi scheda film

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La recensione su La voltapagine

di mc 5
6 stelle

Un adoratore del noir francese come il sottoscritto si e' precipitato al cinema appena ha saputo di questa pellicola che parla di dolori subiti, di vendette meditate e di tormenti in famiglia. Il film comincia nel migliore dei modi, mostrandoci i ritmi che accompagnano la vita di una famiglia della provincia francese. In particolare vediamo il padre che lavora come macellaio mentre la piccola Mèlanie si esercita per ore sulla sua grande passione: il pianoforte.
Ma, dopo un evento negativo che condizionera' la sua esistenza, vediamo gia' la bambina diventata adolescente che bussa ad una porta in cerca di lavoro. E qui (cioe' quasi da subito) cominciano i passi falsi della sceneggiatura. Si' perche' quella ragazza sta preparando una vendetta da attuare contro chi ha , in qualche modo, "piegato" la sua infanzia. E a questo punto occorre fare una riflessione. L'evolversi della storia meritava ben altre attenzioni e sfumature, a mio avviso. Un recensore ha detto, dubbioso, che il regista Dercourt "non e' Hitchcock", ma io aggiungerei che, soprattutto, "non e' Chabrol". Mi e' capitato infatti di pensare cosa sarebbe stato questo film, con una partenza del genere, se fosse stato affidato a Claude Chabrol: sicuramente qualcosa di sublime. E invece si rimane un po' delusi. Innanzitutto dalla velocita' con cui la storia si dipana (il film dura appena 85 minuti, ma questo di per se' non vuol dire...); e'che (diciamolo fuori dai denti) la storia non regge. Il rapporto morboso e torbido fra le due donne non viene sufficientemente "esplorato" ma prima appena abbozzato e poi dato per scontato. E cosi' appare poco plausibile. Per chi ha visto il film, vorrei citare un piccolo dettaglio che, secondo me, da' l'idea della trascuratezza di scenggiatura: la giovane protagonista che nel film assume un atteggiamento molto ambiguo, da "dark angel della vendetta", tuttavia ad un certo punto incontra per strada un suo coetaneo e li' si mette a civettare allegramente con lui: questo non ha senso, perche' stride col suo personaggio di ragazza solitaria e riservata. Anche il rapporto quasi sadico che lei ha col bambino e' trattato con troppa superficialita'. E anche il finale io (che pero' non sono un regista ne' tantomeno uno sceneggiatore) lo avrei visto piu' "drammatico", piu' devastante. Insomma, per chi ama i "noir" fatti bene, ci si rimane un po' male.

Su Catherine Frot

Saro'molto sincero: non ho mai apprezzato questa attrice. Anzi! (de gustibus)

Su Déborah François

E' al suo secondo film (dopo "L'enfant" dei Dardenne) e promette benissimo. Qui e' la protagonista, e la sua recitazione trattenuta, quei suoi sguardi colmi di silenzio, fanno ben sperare in una luminosa carriera di attrice. Ma, da maschietto, devo soprattutto dire una cosa: la Francois con quel suo viso da bambina su un corpo giunonico e formosissimo, e' davvero inquietante e in questo film (nei prossimi si vedra'...) si evidenzia con un fascino torbido da "Lolita" del cinema francese.

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