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Gioco di società

Regia di Nanni Loy vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gioco di società

di hallorann
4 stelle

Strano mediometraggio diretto da Nanni Loy, scritto con Ugo Pirro, liberamente tratto dal racconto omonimo di Leonardo Sciascia, a sua volta estrapolato dal libro “Il mare colore del vino”. Tipica produzione di fine anni ottanta targata Fininvest con i fratelli Vanzina in veste di produttori esecutivi. I coniugi Macchia, entrambi professori in trasferta calabro sicula, consumano il loro rapporto coniugale nella tratta Villa San Giovanni - Messina. Lui è un accanito giocatore, lei un’incallita amante di altri uomini. Quando un ricco industriale fedifrago scopre di essere stato barato al gioco da Macchia, lo ricatta commissionandogli l’uccisione della moglie. Quest’ultima, però, li commissiona il delitto del marito. Sorpresa finale.

 

Giallo annacquato dalla confezione paratelevisiva e depurato di alcune sottigliezze presenti nel racconto Sciasciano. La trasposizione è ridotta ad una sorta di pièce teatrale costituita da intrigo di corna e avidità in cui i coniugi facoltosi sembrano divertirsi e reggere le fila. Nelle battute argute dell’avvocato “star” Mancuso ritroviamo barlumi dell’ironia dell’autore sulla giustizia bendata e gli avvocati civilisti imberbi. Le scene sul traghetto anticipano certi passaggi e atmosfere (ben più convincenti e intense) di “Una storia semplice”.

 

Di particolare interesse il cast: Mario Adorf compassato e sempre espressivo; Lina Sastri perfida ad hoc; Pamela Prati doppiata in romagnolo; Bruno Bilotta, faccia da cattivo per antonomasia; il migliore è ovviamente Alessandro Haber, nevrotico e caricato a molla. Prima di tre collaborazioni con il regista sardo Loy, il quale da un punto di vista televisivo convincerà di più con “A che punto è la notte” di Fruttero & Lucentini.

 

 

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