Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
La recensione di filmtv si è sbizzarita con fantasiosi e roboanti rimandi femministi e metafisici, faust-goethiani che compaiono certamente ma non si inseriscono a mio parere nell'ideologia del Greenaway: "Sorta di trionfo definitivo dell'eterno femminino, a tutto discapito del povero maschio e della sua presunzione di dominio": certo, vediamo le tre donne ovvero l'unità femminile trionfare sul maschio attraverso la sua soppressione fisica e la (strepitosa) scena finale dove una ragazza saltando la corda conta le stelle ci collega indubbiamente al trionfo del "femmineo eterno". Normalmente però il "femmineo eterno" è identificato con una femminilità angelica: il fatto che qui troviamo una femminilità demoniaca, e l'orientamento filosofico di Greenaway, dichiaratamente positivista, pessimista, decadente, rovesciano questa lettura di una riproposizione del "femmineo eterno" in favore di una presa di coscienza del tutto opposta. Le illusioni sono finite, all'uomo resta solo più (auto)sopprimersi, il rimando al Cielo è soltanto un'illusione, esattamente come quella di un "femmineo eterno". Semmai l'uomo muore nell'acqua, esattamente dov'è nato, "cenere sei e cenere tornerai". E' l'epoca della fine delle poesie, della loro morte. E' sorprendente pensare che temi tanto dolorosi siano presentati in una tale forma piacevole nell'opera di un cineasta considerato ostico e saccente.
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