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Gilda

Regia di Charles Vidor vedi scheda film

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La recensione su Gilda

di scandoniano
8 stelle

Johnny Farrell, baro che vive di espedienti, viene ingaggiato dal faccendiere Ballin e finisce per diventarne l’assistente personale. Farrell fa carriera presso il casinò clandestino del suo capo, in Argentina, ed oltre a scoprire che questa è solo una copertura per giri di danaro decisamente più grandi, conosce anche Gilda, sua ex fiamma, intanto diventata la moglie di Ballin. Gli equilibri cambiano e le vicende di complicano…

Leggendaria opera affidata a Charles Vidor che deve il suo mito a tante ragioni, tra cui certamente le primarie sono la presenza di Rita Hayworth, che entra di prepotenza nel firmamento hollywoodiano come sex symbol rappresentativa di un decennio, nonché il manrovescio di Glenn Ford che creò scalpore e diede all’attore una fama mondiale immediata, rappresentando ancora oggi forse lo schiaffo più memorabile della storia del cinema.

L’aspetto più interessante dell’intera operazione tuttavia è l’intensissimo senso d’angoscia che  avviluppa lo spettatore fin da quando il triangolo amoroso viene definito appieno. Il pathos deriva dall’irrequietezza dei personaggi e dalla tensione emotiva nei loro rapporti continuamente alla ricerca di un equilibrio che arriverà solo con l’ultima inquadratura. Il dramma psicologico che pervade tutta la parte centrale del film è memorabile e legata in primis alla presenza di una delle “femme fatale” più famose che abbiano mai calcato il grande schermo.

Grande importanza la ricopre anche la sceneggiatura, con dialoghi e situazioni di grande eleganza, con la meticolosa caratterizzazione di personaggi secondari, primo tra tutti quello definito in Italia come Zio Pio (Steven Geray), che pur lavorando in sordina e lasciando spazio ai tre protagonisti, risultano figure indispensabili allo sviluppo della storia. D’impatto soprattutto la fotografia (di Rudolph Matè) che crea attorno alla figura della Hayworth uno degli ultimi esempi di divismo della storia del cinema: luci posizionate ad hoc, messa a fuoco strategica, il tutto esemplificato in maniera chiarissima fin dalla curatissima entrata in scena della protagonista. Importante valore aggiunto è rappresentato inoltre da un finale dalla risoluzione originale.

Forse non un capolavoro, ma certamente un film di grandissimo spessore tecnico e artistico.

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