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Il gatto a nove code

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Il gatto a nove code

di alan smithee
7 stelle

L'omicidio di uno stimato medico genetista, le cui misteriose dinamiche sono carpite da un passante cieco, di professione enigmista, perennemente accompagnato dalla sua bimba adottiva, è solo l'inizio di una serie di brutali assassinii che coinvolgono il personale di una rinomata clinica genetica nota per due attività. Una dedicata ai clienti facoltosi, desiderosi di migliorare i propri tratti di razza con accorgimenti scientifici, l'altra una attività sperimentale volta a studiare le caratteristiche del DNA, sul presupposto che una diversa sua composizione, delineerebbe le caratteristiche di persone socialmente pericolose, particolarmente propense a disturbi di carattere neurologico, e dunque pericolose per l'incolumità sociale.

Alle indagini della polizia, arenate già in partenza, si uniscono quelle di un tenace giornalista Carlo Giordani, che finisce per far coppia con il cieco acuto enigmista, e che, invaghitosi della bellissima figlia del direttore della clinica, finirà per riuscire a smascherare il vero colpevole: una persona assai addentro all'attività dell'istituto che, accortasi di possedere le caratteristiche del DNA incriminato, riceveva minacce da parte del primo morto ammazzato, che per questo lo ricattava.

Secondo e molto riuscito episodio della serie "animale" di Dario Argento, aperta col celebre Uccello dalle piume di cristallo, e proseguita con le 4 mosche, "Il gatto a 9 code" prende il titolo dalle nove piste/possibilità che si presentano ai due improvvisati detective, nel tentare di venire a capo dei misteriosi omicidi seriali: "afferrando anche solo una di queste code, potremmo riuscire ad arrivare a quella giusta e scoprire la verità": parola di enigmista, che si compiace di questo accostamento macabro ma coerente, con le nove possibilità e lo strumento di tortura evocato dal nome della frusta che dà il titolo al film.

Il thriller risulta ben congeniato, scritto con valido apporto narrativo, interpretato con efficacia da un trio di attori glamour e molto coeso: l'affascinante James Franciscus, l'ottimo Karl Malden, la sexy Catherine Spaak, attorniati da un cast di comprimari piuttosto solido e credibile nel rendere personalità ambigue e tutte protese a non commettere passi falsi.

Molto azzeccate pure le scenografie degli interni, così come le riprese esterne, soprattutto quelle d'ambientazione torinese, in cui la città viene percorsa in lungo ed in largo durante una concitata bellissima scena di inseguimento tra auto in corsa.

Insolito e audace, per quei tempi, il coté omosessuale che caratterizza un personaggio chiave del complicato intrigo, descrivendone i modi ed i vezzi senza troppe parafrasi ed evitando inutili puerili macchiettismi. 

 
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