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Buffalo Soldiers

Regia di Gregor Jordan vedi scheda film

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La recensione su Buffalo Soldiers

di flaskwalk
8 stelle

Cosa succede se un esercito addestrato ad uccidere si trova ad oziare in un paese straniero senza guerre all’orizzonte? Chi sono in realtà i soldati che lo compongono? Sono tutti professionisti o tra loro c’è qualcuno che ha scelto la carriera militare come ripiego? Ray Elwood – Elwood per tutti – si potrebbe definire un “soldato per caso”: detesta il mondo militare, le gerarchie, gli ordini, etc. Cosa ci fa in una base militare statunitense nei pressi di Mannheim, in territorio tedesco? Semplice: un tempo, nel caso di alcuni reati, era possibile scegliere tra il carcere ed il servizio militare (fatto storicamente accertato). Elwood, come non manca di sottolineare, ha fatto lo sbaglio di scegliere l’esercito e allora va avanti come può. Si “arrangia”, insomma. Spacciare eroina o detersivo per pavimenti, trafficare in armi o automobili non fa molta differenza. Elwood sembra non avere un passato né un futuro, per lui conta solo il presente e prende dalla vita ciò che può. In fondo, si è creato una posizione comoda, nel suo piccolo ambito le cose gli vanno bene: ha uno spazioso alloggio dotato di ogni comfort e tecnologia, guida una Mercedes nera extralusso, è ben introdotto in certi ambienti, le occasioni di guadagno non mancano, il colonnello Berman crede a tutte le balle che gli propina, sua moglie non perde occasione di portarselo a letto, ha due amici fidati – Stoney e Garcia – che lo appoggiano e lo seguono in tutte le sue iniziative… Ma Elwood è un pesce piccolo, perché se ci sono i “motherfuckers” e i “motherfucked” (e lui sicuramente appartiene alla prima categoria), bisogna riconoscere che al top ci sono i “motherfuckers who fuck the motherfuckers” ed è qui che cominciano le sventure di Elwood: proprio quando ha messo le mani sull’affare che potrebbe cambiargli l’esistenza in maniera definitiva, alla base arriva il duro sergente Lee, accompagnato da sua figlia Robyn. La storia prende una piega diversa, gli eventi precipitano di giorno in giorno verso un finale letteralmente esplosivo che vale davvero la pena di vedere.
“Buffalo Soldiers” è pervaso da un umorismo feroce che non risparmia nessuno: gli arrivisti e gli arrivati, è caustico e cattivo, colpisce dove fa male, non risparmia nessun colpo, mette a nudo l’ipocrisia di un intero mondo, quello militare, che si nutre di odio, arroganza e fanatismo. Può vantare una regia intelligente, un cast in ottima forma, una sceneggiatura forte, dialoghi serrati, etc. etc. Eppure, finora il destino di questo piccolo grande film è stato strano: in un mondo ideale sarebbe stato un manifesto contro la guerra, l'ambiente militare, lo strapotere dei vincitori e via discorrendo. Invece in tutti questi anni (il film è del 2001) non è stato altro che un ectoplasma, più invisibile di un fantasma. Applauditissimo ai festival (Toronto ed Edimburgo, per citarne solo un paio), l'hanno visto in pochissimi perché c'è stata una precisa volontà di eliminarlo. Il problema (se così vogliamo chiamarlo) di "Buffalo Soldiers" è che offre un punto di vista diverso da quello predominante che descrive i soldati americani solo e sempre come eroi senza macchia e senza paura, un esercito di liberatori mossi dal sacro scopo di salvare l'umanità. Il film non intende criminalizzare nessuna categoria: i soldati (anche quelli statunitensi) sono pur sempre esseri umani con i loro pregi ed i loro difetti. Il regista australiano Gregor Jordan (cresciuto in una base militare) non ha messo su una storia ispirata a vicende inventate di sana pianta, anzi ha molto addolcito l'amaro (e bellissimo) romanzo omonimo di Robert O'Connor, che a sua volta si era ispirato a storie realmente accadute apprese da militari che avevano prestato servizio nelle basi USA in Europa. Al Sundance film festival di un paio di anni fa durante la proiezione una donna si è infuriata al punto di scagliare una bottiglia d’acqua in direzione del regista. C’è anche stato chi ha gridato allo scandalo di un film “anti-americano”. Eppure molti dei militari che l’hanno visto hanno dichiarato che nelle basi USA in Europa, e nel resto del mondo, accadeva ed accade di molto peggio. E allora? Pare proprio che al giorno d’oggi la colpa più grave in assoluto, il delitto più imperdonabile, sia quello di incoraggiare lo spettatore a pensare, a farsi un’idea propria, a non subire supinamente le verità imposte dall’alto.
Non fa certo meraviglia che anche in Italia “Buffalo Soldiers” esca nel silenzio più assoluto dopo tanti anni – non un trailer, quasi nessuna recensione, nemmeno un manifesto – in fondo, siamo un paese allineato e suddito, la libertà di pensiero resta un lusso per pochi sconosciuto ai più.

Sulla colonna sonora

Sottolinea in modo giusto i vari momenti del film senza mai essere troppo invasiva o prendere il sopravvento. Memorabile "Blue Monday" dei New Order in una bellissima scena sensuale ed allucinata.

Cosa cambierei

Niente, il film è perfetto così com'è. Se però si potesse, sarebbe bello cambiare Hollywood e le sue ipocrite regole di distribuzione.

Su Dean Stockwell

Pochi ma memorabili minuti nel ruolo del caustico generale Lancaster. Ottimo

Su Elizabeth McGovern

Bravissima nel rendere la noia, il cinismo e l'arrivismo della moglie del colonnello Berman.

Su Anna Paquin

Davvero notevole nel ruolo di Robyn, la figlia del sergente Lee: in apparenza innocua, ma con un caratterino da combattente nata da non sottovalutare.

Su Scott Glenn

Gelido e spietato nel ruolo del sergente Lee: bravo in maniera agghiacciante!

Su Ed Harris

Il colonnello Berman non poteva avere interprete migliore: è un uomo che si illude di comandare, di contare qualcosa, ma è solo un poveretto che non vede al di là del proprio naso. Ed Harris sa dare voce all'ingenuità, alla buona fede, alle ottime intenzioni di un "vinto" per eccellenza. Una prova da attore di gran classe.

Su Joaquin Phoenix

Joaquin Phoenix nel suo ruolo migliore: non fa Elwood, JOAQUIN PHOENIX È ELWOOD. Trafficante, bastardo, cinico, bugiardo, faccia di bronzo, impassibile, corruttore, disincantato e, tuttavia, anche leale, sensuale, seducente, innamorato, simpatica canaglia...come si fa a non cedere subito al suo fascino e a fare il tifo per lui in maniera incondizionata? Phoenix dà ancora una volta prova di una rara maestria nell'affrontare i personaggi e le loro storie. Joaquin è una goccia pulita in un mare inquinato e si spera che il mondo del cinema gli offra le occasioni che il suo talento merita. 5 stelle deluxe!

Su Gregor Jordan

Bravissimo nel ricreare un mondo chiuso e ostile a ciò che lo circonda, completamente autoreferenziale e ignaro della propria assurdità. Jordan sa alternare con maestria i momenti onirici (grandiosa la scena iniziale del sogno) e allucinati a quelli di commedia nera (da non perdere la scena del carro armato e del maggiolone, per non parlare dei soldati che mentre guardano in tv la caduta del muro si chiedono dove sia Berlino), quelli sensuali (la discoteca, la piscina) a quelli violenti (il “dopo piscina”). Riesce a dirigere con mano ferma un cast di prim’ordine.

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