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Nausicaä della valle del vento

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Nausicaä della valle del vento

di pazuzu
8 stelle

Mille anni fa il mondo civilizzato sparì in seguito ai "Sette giorni di fuoco", una guerra che vide le più grandi potenze affontarsi e distruggersi a colpi di Soldati Invincibili, una sorta di giganteschi robot che lasciarono solo morte e devastazione: oggi il pianeta Terra è occupato in massima parte dalla "Giungla Tossica", un'interminabile foresta dall'aria irrespirabile popolata da piante che rilasciano spore velenose ed insetti di ogni forma e dimensione che la proteggono dalle intromissioni dell'uomo; i Soldati Invincibili, invece, sono ormai tutti fossili: tutti tranne uno, che giace inattivo da secoli, ma che il regno militarista di Tolmekia intende rigenerare per attaccare la giungla, spazzarla via con sua flora e la sua fauna, e riportare l'uomo a capo del mondo. Lo scenario è quindi post-atomico, l'atmosfera da subito sinistra e lugubre. Il grado di civilizzazione dei pochi umani sopravvissuti è visibilmente arretrato: non c'è più alcun progresso tecnologico per loro, bensì il riciclo di avanzi della vecchia civiltà (alianti e aeronavi); sono organizzati per piccoli insediamenti nati laddove la "Giungla Tossica" non s'è ancora estesa ma destinati ad essere da questa inghiottiti. Palcoscenico dell'attacco che i tolmekiani intendono sferrare è la valle del vento, una piccola landa abitata da gente pacifica capeggiata da Re Jihl, la cui figlia, la principessa Nausicaä, è l'unico essere umano che della giungla non ha paura, anzi vi si addentra e comunica con i più temibili dei suoi abitanti: i mostrotarli (una sorta di enormi vermi corazzati). Spetterà a lei cercare di evitare una nuova catastrofe.
Hayao Miyazaki non ha bisogno di presentazioni, da una decina d'anni i suoi film sono distribuiti con regolarità anche in occidente, e il premio Oscar per La città incantata prima ed il Leone d'Oro alla carriera poi sono la dimostrazione chiara di come il regista giapponese abbia dato un sostanziale contributo a sdoganare un genere cinematografico prima considerato minore quale l'animazione. Datato 1984, e giunto dopo una lunga gavetta culminata con le serie Lupin III (comprensiva del lungometraggio Lupin III: Il castello di Cagliostro) e Conan, il ragazzo del futuro ("solo" un prodotto televisivo ma già un capolavoro), Nausicaä della valle del vento è il primo lungometraggio che Miyazaki trae da un anime da lui stesso creato, una fiaba apocalittica a tratti acerba ma con punte di poesia, caratterizzata da un messaggio ambientalista chiaro e forte (presente invero già nella serie Conan, il ragazzo del futuro, la cui storia partiva da presupposti simili).
L'inquinamento, la cattiveria dell'uomo, la sua ottusità e la mancanza di rispetto per la natura, diverranno temi ricorrenti nella poetica del regista. Dopo aver mostrato la devastazione che abita la Terra, Miyazaki ha fretta infatti di chiarire che è dell'uomo la colpa di tutto, e che tutto ciò che la "Giungla Tossica" fa, con le sue piante ed i suoi insetti mostruosi, non è altro che una reazione ai danni da questo generati. Nausicaä l'ha capito, per questo cavalca il vento da sopra la sua "ala" portando messaggi di pace agli spaventosi mostrotarli (che si dimostreranno molto più pronti a recepire che non gli umani) e per questo si impegna a cercare per le piante un ambiente puro che restituisca loro le proprietà originarie. Il suo personaggio è l'archetipo dell'eroina miyazakiana, ne anticipa diverse, tutte accomunate dal sommo rispetto per l'ambiente, e tra tutte Mononoke, un'altra principessa, protagonista di quello che forse è il suo capolavoro assoluto (Princess Mononoke, appunto), anch'essa amica degli animali (allevata dai lupi), anch'essa impegnata in prima persona a riscrivere il rapporto tra l'uomo e la natura ponendosi come ago della bilancia in una guerra dall'enorme potenziale distruttivo.
Patrocinato alla sua uscita dal WWF per le sue istanze ecologiste, Nausicaä della valle del vento è un film intenso scorrevole e lineare, che nonostante qualche veniale ingenuità (abusa un po' di brevi monologhi chiarificatori, soprattutto nella prima parte, e perde qualche colpo nella caratterizzazione dei personaggi) si fa valere per il tratto caldo e immediatamente riconoscibile della mano di Miyazaki, per le trovate visive fantasiose ed originali, per il linguaggio semplice ma evocativo, per gli affascinanti (e inquietanti) slanci onirici. Passato in tv sulla RAI nei lontani anni '80, il film non è mai stato distribuito per l'home video in Italia: una mancanza davvero imperdonabile.

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