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Vita di O-Haru, donna galante

Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film

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La recensione su Vita di O-Haru, donna galante

di OGM
10 stelle

Le donne di Mizoguchi sono esuli in terra; il loro essere è sempre collocato in un indefinito altrove, al di sopra delle rigide barriere di una società schematica e oppressiva. Non c'è ruolo che le possa contenere, perché le loro anime sono più grandi della stessa storia, potenti e incoercibili, capaci di traghettare il proprio bagaglio di morale e di passioni  attraverso ogni sventura. O-Haru è il personaggio simbolo di questa straordinaria integrità, ed il suo percorso è il compendio della drammatica condizione femminile nel Giappone dei secoli passati. La sua vicenda, che si direbbe un corpus enciclopedico delle umiliazioni,  riassume ed esalta l'idea che caratterizza buona parte della cinematografia di questo autore: gli uomini si differenziano per professione e rango, perché sono tutt'uno con la funzione ufficialmente esercitata, mentre la donna è sempre e solo una, che ama, soffre e compatisce sempre allo stesso modo, in ogni situazione.  Uguali rimangono la purezza e l'intensità del suo sentire, che conferiscono ad ogni episodio, anche il più doloroso, una grande forza interiore ed un significato che travalica i confini del singolo caso personale. La protagonista di questo film lascia dietro sé, ad ogni tappa del suo tragico viaggio, indelebili frammenti di amore o memorabili lezioni di vita, che toccano profondamente il cuore e la coscienza di quanti hanno incrociato il suo cammino. O-Haru passa e ferisce, direttamente o di riflesso, perché è bella, perché è saggia, o, semplicemente, perché è prepotentemente viva ed incredibilmente sfortunata. Lei è come un polo di attrazione, che attira su di sé i più nobili sentimenti come i più biechi desideri; è il centro dell'universo, da cui hanno origine la vita, la morte, il peccato e la redenzione. E' la sovrumana perfezione in cui si fondono gli opposti, è quella compiutezza ideale e irripetibile che si può solo immaginare, e descrivere a parole; ma che, appena la si vede, incanta fino allo stordimento. A fare di questo film un capolavoro è un realismo finissimo, penetrante e asciutto come un'incisione praticata con una punta di diamante: è  un disegno preciso, nitido e tagliente che attraversa il cristallo senza infrangerlo, ma, anzi, moltiplicandone la capacità di  rifrangere la luce.

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