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Non aprite quella porta

Regia di Tobe Hooper vedi scheda film

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La recensione su Non aprite quella porta

di alan smithee
9 stelle

CANNES 2014 - QUINZAINE DES REALISATEURS

THE TEXAS CHAIN SAW MASSACRE è ormai cult assoluto: Nicolas Winding Refn, presente in sala, elegante nel suo smoking ed emozionato nel chiamare sul palco l'anziano, piccolo ma arzillo Tobe Hooper, riconosce che questo film, presentato alla Quinzaine in una versione superbamente restaurata, è oggi uno dei suoi personali cult assoluti, ed ha tenuto particolarmente essere presente in sala trascurando per un attimo i suoi doveri di giurato presso il Concorso.

 

 

Ed in sala, una volta iniziata la proiezione, è subito tensione, emozione, disgusto e frizzante ironia in un mix travolgente che non si arresta un attimo.

 

Non aprite quella porta (1974): Locandina

 

La vicenda inizia col viaggio di cinque ragazzi in furgone in una zona di allevamenti e macelli di bestiame, balzata alla cronaca per alcuni macabri episodi di profanazione di tombe con esposizione dei cadaveri in posizioni plastiche ed innaturali di cattivissimo gusto. Dopo aver accolto tra loro un bizzarro e violento autostoppista di cui si liberano in estremis, i giovani imprudenti e poco organizzati, rimasti senza benzina, cercano soccorso prima dal ristoratore del distributore, poi in una casa poco distante: fino a scoprire che si tratta in tutti i tre i casi di folli membri della stessa famiglia di macellai, resi completamente pazzi da una vita trascorsa a scannare animali, ed ora dediti a cucinare carne umana, Tra questi maniaci, il più pittoresco e caratteriale si dimostrerà Leatherface, un grassone impacciato e così sfigurato da dovers coprire con la pelle facciale delle sue vittime; un essere fortissimo che, armato di sega elettrica perennemente in funzione, darà il benvenuto a tutti i cinque protagonisti, rimpinguando le scorte della dispensa.

 

Non aprite quella porta (1974): scena

 

Un horror perfetto nel dosaggio dei tempi, nella capacità di giostrarsi sulle inquadrature dei volti devastati dall'orrore, dei particolari più malati e macabri di una solo apparentemente tranquilla periferia americana che nasconde le proprie tragedie tra le mura incrostate di ossa umane e pelle messa a seccare. Marylin Burns urla e scalcia per metà film, ma la capiamo e comprendiamo: dai suoi occhi incredibili di un verde smeraldo irraggiungibile e mai visto, scorgiamo il vero orrore, l'incredulità per una situazione così assurda da sembrare surreale, non fosse che i suoi amici sono morti tutti uno dopo l'altro e si trovano già tutti in dispensa pronti per una nuova appetitosa ricetta.

 

Non aprite quella porta (1974): scena

 

Hooper non riuscirà più ad eguagliare tale maestria e perizia, pur girando molti altri horror, alcuni dei quali rimasti tra i capisaldi di questo genere così amato ed insieme detestato senza mezze misure.

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