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Fino all'ultimo respiro

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Fino all'ultimo respiro

di Antisistema
10 stelle

"Il dolore è idiota. Io scelgo il nulla. Non è meglio... Ma il dolore è un compromesso. O tutto, o niente"

 

È la frase che mi ha colpito maggiormente in tutta la pellicola e che il personaggio di Michel Poiccard  (Jean Paul Belmondo) pronuncia ribaltando la soluzione fornita dalla citazione di un libro di William Faulkner.

In questa manifestazione di pensiero, c'è l'accettazione da parte dell'individuo autenticamente moderno, che essere liberi vuol dire raggiungere la consapevolezza che la vita è insignificante e quindi, bisogna abbracciare l'idea che la vita é nulla. Afferrato tale concetto, l'uomo moderno potrà abbandonare ogni ricerca dei tradizionali valori metafisici tipici della cultura di massa (amore in primis, attinendoci alla materia filmica). 

In questo dialogo però, c'è anche il rifiuto di Jean-Luc Godard di seguire le regole del cinema dei vecchi "padri" e addentrarsi nei generi cinematografi, per scardinarli e romperli dall'interno. Incasellare questo film in un genere preciso in effetti è impossibile, visto che ci si trova innanzi ad un'opera che è tutto il cinema precedente  (noir, citazioni a Bogart, femme fatale etc...) e al contempo è nulla (basta vedere la rottura di tutte le regole cinematografiche).

 

Jean-Paul Belmondo

Fino all'ultimo respiro (1960): Jean-Paul Belmondo

 

Primo film della "nouvelle vague" che vedo questo Fino all'Ultimo Respiro (1960) e ne avevo sentito di cotte e di crude poiché Godard è etichettato in molti modi negativi e positivi, che passano dal genio e visionario, sino allo spocchioso finto intellettuale sopravvalutato che cerca a tutti i costi una contestazione formalista priva però di contenuti.

Essendoci tale spaccatura, l'unica possibilità è vedere e giudicare da sé. Devo dire che vedere tanto cinema classico americano, mi ha aiutato senz'altro, poiché quando vedi Fino all'Ultimo Respiro e fai il raffronto con le altre opere uscite quell'anno (per esempio L' Appartamento di Billy Wilder che vinse l'oscar), subito comprendi come il linguaggio e lo stile adottato da Godard sia avanguardista e rivoluzionario. Ho preferito usare queste parole e non altre come "avanti" o "migliore", perché semplicemente credo che ogni regista deve scegliere scientemente il linguaggio adatto all'opera che filma e non c'è uno stile peggiore o migliore. È indubbio che Godard nel 1960 rivoluziono' il cinema come prima di lui ci riuscirono in modo così influente solo Griffith e Welles. 

 

Jean-Paul Belmondo

Fino all'ultimo respiro (1960): Jean-Paul Belmondo

 

Frammentazione nervosa e stasi, sono i binari su cui si dirige il film; infatti nella prima parte specialmente siamo spettatori di un grandissimo numero di jump-cut, che conferiscono alla narrazione un andamento anti-lineare e anti-narrativo. Godard elimina il superfluo, per darci l'immagine essenziale; quella che vuole lui e che risulta propria della sua visione di autore che applica scientemente le idee elaborate negli anni precedenti, come critico della rivista Cahiers du cinema. Frammentazione, scarnificazione ed essenzialità del montaggio, si esplicano in tutta la loro rivoluzionaria potenza nella famosa sequenza dell'omicidio del poliziotto (e la magnifica fuga in campo lungo di Belmondo), dove conta l'attimo del fare e non il momento che porta ad esso, il colmare i vuoti tra le sequenze, è lasciato all'immaginazione dello spettatore che è cosciente che sta vedendo un film e non ha modo di immedesimarsi in una finzione palese che lo respinge in ogni modo e anche se ci provasse, basta lo sfondamento della quarta parete da parte di Jean-Paul Belmondo che rompe scientemente la finzione filmica. Godard quindi infrange scientemente una delle (tante) regole del cinema classico che voleva l'imparzialità dell'obiettivo della mdp. Il film però ritrova unità di tempo e luogo in alcuni momenti grazie all'uso di lunghi carrelli in piano sequenza, specie nelle scene del protagonista insieme con Patrizia (Jean Seberg), ragazza americana a Parigi che fa' la cronista. Celebre i lunghi 20 e passa minuti di dialogo (ridono, scherzano, parlano del più e del meno, zero ideali alti etc...) in camera d'albergo dove i protagonisti, vivono al chiuso estraniandosi dal mondo esterno (vi è una sola finestra), vivendo una libera e anti-etica relazione "profonda" fatta di tutto sesso e zero amore. Da notare l'idea di messa in scena di Godard, fondata sull'uso delle sole fonti naturali di luce, rompendo l'artificialita' del cinema. 

 

Jean Seberg, Jean-Paul Belmondo

Fino all'ultimo respiro (1960): Jean Seberg, Jean-Paul Belmondo

 

Il passato di tutti i personaggi non esiste, conta solo ciò che la mdp inquadra in quel frangente, quello che c'è al di fuori sta allo spettatore unificarlo con quel che vede. La sceneggiatura scarna e l'approccio anti-narrativo potranno dare il mal di testa e allontanare molti spettatori; ma vi invito a resistere. Fino all'Ultimo Respiro gioca con il contrasto tra l'impronta realista nella tecnica con alcuni elementi di finzione con i rimandi a Bogart. C'è l'inquadratura del manifesto Il Colosso d'Argilla (1956), ultimo film di Bogart, che sancisce un po' la "morte" del cinema classico e delle regole poste alla base di esso.

Siamo innanzi ad un film dotto, cinefilo ad avanguardista, non è un film impossibile nell'approccio da parte di uno spettatore che non studia cinema (io non lo studio eppure sono sopravvissuto), ma vi avverto che è difficile, ma se entrate nel meccanismo del film, lo adorerete. È un film d'avanguardia che rinuncia ad ogni spettacolarizzazione  (il finale è emblematico) ed ogni inutile orpello. Opera rivoluzionaria, anarchica e libera, in sostanza un capolavoro assoluto del cinema; alla fine Godard come lo scrittore  con questo film ha raggiunto la più grande ambizione della sua vita; "Divenire immortale… e poi morire".

 

Jean-Paul Belmondo

Fino all'ultimo respiro (1960): Jean-Paul Belmondo

 

 

Film inserito nella playlist capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

 

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