Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
1968, Scerbanenco pubblica I ragazzi del massacro; 1969, Di Leo esce con il film omonimo, sceneggiato dal regista, Nino Latino e Andrea Maggiore. Si tratta di una storia di ordinaria delinquenza e violenza nella metropoli milanese, nella quale si dibatte e combatte per la verità un bravo commissario alle prese con un'organizzazione malavitosa degna delle più note mafie: giallo e cronaca quotidiana nazionale. Di Leo, che pur proponendo un cinema popolare rimane comunque sempre fedele ad una dimensione 'autoriale', ci sa fare con la macchina da presa quanto con la scrittura dei copioni (cioè non poco) ed al tempo stesso non rinuncia mai alla prospettiva epica delle storie che racconta, tentando in ogni modo di coinvolgere il pubblico nelle battaglie dei protagonisti messi in scena (ad es. la tensione esasperata dal classico grandangolo su primo piano). Da qui in avanti si sviluppa infatti il filone poliziesco 'all'italiana', che nel giro di poco più di un lustro si disintegrerà nella commistione con il comico divenendo sempre più truce, volgare ed in una parola: poliziottesco. Ma quanto paga, in termini di credibilità, questa insistita ricerca della moralizzazione, della caratterizzazione forte (non sempre riuscita poichè non tutti gli attori sono impeccabili), della contrapposizione buoni/cattivi? E soprattutto: Di Leo è indiscutibilmente bravo, ma qual è il valore - oltre a quello, non disprezzabile, dell'intrattenimento - di un film del genere anche solo una decina di anni dopo la sua uscita? In nome della legge, 1949: Pietro Germi aveva già raccontato tutto questo - e meglio - vent'anni prima. 5,5/10.
Violenza di gruppo con omicidio finale: un'insegnante di scuola serale viene stuprata e uccisa da un branco di alunni, ma il pur zelante commissario Lamberti non riesce ad estorcere neppure un indizio agli alunni. Indagando negli ambienti malavitosi, però, Lamberti trova una pista nel contrabbando con la Svizzera...
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