Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Un eccezionale pellicola dell'autore tedesco che "riadatta" le lacrime amare in versione maschile, e lo arricchisce di personaggi e di tematiche ma anche di ironia, di spirito grottesco. Uno sguardo sul mondo omosessuale, a volte agghiacciante, a volte di compassione, altre ancora di macchiettizzazione, di stilizzazione, di simpatia o vergogna, dolore.
Fassbinder non perde un colpo, entusiasmanti le scene bizzarre, solo lasciate intuire, come entusiasmanti lo sono anche quelle drammatiche. Gioca con lo spettatore, con la sua visuale, la conduce in un posto, lo traveste da un altro, ce lo fa apparire sempre diverso. Il cinismo raggiunge l'apice come anche la regia che oramai abbandona quasi totalmente le radici teatrali fortemente presenti nelle prime pellicole (inquadrature fisse...), con sublimi movimenti di macchina che già aveva saputo sapientemente usare in Petra von Kant, e che ancora dimostrerà di saper usare in Roulette cinese, La paura mangia l'anima, Lili Marleen, Berlin Alexanderplatz, Veronika Voss, Querelle de Brest eccetera eccetera eccetera.
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