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Sarabanda

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sarabanda

di cantautoredelnulla
8 stelle

La relazione in una coppia di persone. Padre e figlio, nonno e nipote, marito e moglie. Non si vedono mai più di due persone per volta. Tranne Marianne, non si vedono mai persone da sole in una stanza. La nostra esistenza è sempre in relazione con gli altri e non può prescindere dagli altri. Forse per questo Karin non vuole essere una solista, vuole suonare il suo violoncello in un'orchestra, far parte di un'orchestra e suonare con essa, non essere messa in disparte, su un podio, con gli occhi di tutti puntati addosso e tutti che possano dire se lei ha talento o no. Forse Karin è una di quelle persone incredibili, che il talento ce l'hanno davvero ed è il talento di vivere, di comunicare, di aprire le porte chiuse. E quando va a un concerto, forse, si mette in ultima fila per non disturbare nessuno. O forse no, queste sono solo le mie ipotesi. I rapporti si disgregano, i dialoghi non chiariscono. La comunicazione non è forse alla base della nostra vita? E i nostri silenzi, le nostre riflessioni? Così come in altri suoi film, Bergman parla del silenzio delle persone, che parlano ma non comunicano. Basta un litigio per perpetrare un odio per più di 30 anni. Basta un po' di umiltà e di dolcezza per potere comprendere anche gli altri. La passione secondo Giovanni, la quinta sarabanda. Tutte musiche tese a comunicare quello che le parole non sanno più fare. Le fotografie sparse alla rinfusa sul tavolo, la migliore immagine dei nostri ricordi. Il volto di Martha, quegli occhi che forse per la prima volta tradiscono un'emozione vedendo sua madre Marianne. Quegli occhi che dicono che una volta, almeno una volta, abbiamo comunicato, abbiamo raggiunto davvero l'altro. E senza una parola, finalmente, non è più il silenzio.

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