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Throw Down

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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La recensione su Throw Down

di joseba
8 stelle

Sze-to (Louis Koo), ex judoka attualmente alcolizzato e sommerso dai debiti, gestisce un locale notturno a Hong Kong. Una sera, mentre si sta scolando qualche ettolitro di birra, all'After Hours si presenta Tony (Aaron Kwok), ramingo combattente sempre in cerca di avversari prestigiosi da sfidare. Ma Sze-to ha ben altro a cui pensare, sicché, non appena smaltita la sbornia, coinvolge Tony e la sopraggiunta Mona (Cherrie Ying), aspirante showgirl sfrattata dalla padrona di casa per insolvenza prolungata, in un furto di destrezza ai danni di un temibile boss locale. Da allora i tre saranno inseparabili. O quasi.



Dedicato ad Akira Kurosawa, salutato come "il più grande dei registi" nella didascalia finale del film, "Throw Down" è un judo movie che da una parte omaggia esplicitamente il maestro giapponese (in particolare la sua pellicola d'esordio "Sugata Sanshiro" del 1943) e dall'altra magnifica la poetica della meraviglia della Milkyway Image. Un film ubriaco nell'andatura, imprevedibile nelle svolte narrative e istintivo nell'indovinare le mosse giuste. Tra raffinatissima definizione dei personaggi (tutti sospesi e soavemente lunatici) e reinvenzione dello spazio urbano (la metropoli diventa un gigantesco tatami su cui combattere), "Throw Down" è senza ombra di dubbio una delle pellicole più importanti e personali della filmografia di Johnnie To.



Colpisce non soltanto la determinazione con cui il cineasta hongkonghese accantona armi da fuoco e duelli al termine della notte per lasciare spazio ai corpo a corpo e a sfide di sommo rispetto, ma soprattutto la torsione fisica che imprime al suo cinema e alla rappresentazione dei combattimenti. Non più traiettorie astratte e coreografie aeree (come è avvenuto ad Hong Kong dai tempi di Tsui Hark e Ching Siu-tung), ma strette avvinghianti e poderosi atterramenti. La spettacolarità sta tutta nel seguire la concentrata perfezione con cui la macchina da presa incalza i movimenti, esalta le leve e asseconda gli strappi cinetici dell'azione. Con un incipit e un finale in un canneto notturno letteralmente da brividi. Signori, l'epica tellurica di Johnnie To.

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