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I cinque segreti del deserto

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su I cinque segreti del deserto

di mm40
6 stelle

Seconda guerra mondiale. In un ostello egiziano un ufficiale inglese sotto mentite spoglie riesce ad avvicinare Rommel e, complice una cameriera francese, gli carpisce un importante segreto bellico.

Terzo film di Wilder dopo il buon exploit di Frutto proibito (dell'anno precedente) e l'esordio quasi casuale con il francese Amore che redime, una decina di anni prima. Stavolta il regista europeo, riparato negli Usa a causa dell'ascesa nazista, si vendica 'artisticamente' del Fuhrer, mettendo in scena una storia di dichiarata propaganda bellica filoalleata e perciò antinazista; gioca la sua carta migliore affidando all'esperto Erich Von Stroheim il ruolo centrale del generale Rommel, la cosiddetta 'volpe del deserto': ed è una scelta ovviamente azzeccata, che lo ripaga pienamente. Nonostante la palese finzione degli avvenimenti narrati (non si può trascendere il particolare dell'anno di realizzazione: 1943, in piena seconda guerra mondiale), la storia regge e non mancano gli elementi espressamente alla Wilder: qualche frecciatina ironica, il gusto del travestimento, le caratterizzazioni forti – e riuscite – dei personaggi (inevitabile d'altronde nel caso di Rommel), una brusca sterzata melodrammatica nella conclusione. Sostanzialmente con I cinque segreti del deserto non sarebbe neppure errato parlare di una specie di studio, di lavoro preparatorio in vista del successivo Stalag 17 (1953). Nonostante sia un film ambientato durante la guerra, nel bel mezzo – concretamente – della guerra e con protagonisti i reali protagonisti della guerra, i combattimenti e gli eserciti sono solo un'idea lontana, lasciata in disparte per fare spazio a una storia in cui contano più gli intrighi che le bombe, più i dialoghi che le scene di massa; nel finale (pochi minuti, a ogni modo) il conflitto entra di prepotenza sullo schermo, ma è solo per contestualizzare la chiusura della pellicola. Sceneggiatura del regista e di Charles Brackett, come nel lavoro precedente, che parte in questo caso da un testo teatrale – caratteristica che, come detto, si può intuire – di Lajos Birò; nel cast anche Franchot Tone, Akim Tamiroff, Anne Baxter e Peter van Eyck. La commedia 'pura' è ancora lontana per Wilder, ma non tanto quanto si possa supporre. 6/10.

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