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La maschera del demonio

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La maschera del demonio

di giansnow89
9 stelle

Pietra miliare.

Vademecum for dummies su come si realizza un film horror. Volume 1. Lezioni a cura del professor Mario Bava. Se volete incutere davvero paura nei vostri spettatori, cominciate con una foresta buia, una musica inquietante, un boia che arroventa un marchio demoniaco sulle braci, una selva di uomini incappucciati e l'esecuzione di una bellissima e terribile strega e del suo amante vampiro. Mario Bava ci introduce così, con la sua opera prima, nella sua piccola fabbrica di incubi a buon mercato. Moldavia, diciassettesimo secolo. La strega Asa (Steele) viene condannata al rogo dal fratello, Grande Inquisitore dell'Alto Collegio dei Primati di Moldavia, per la sua diabolica tresca col principe Javutic. E viene condannata a indossare per l'eternità la maschera del demonio, una placca chiodata, infissa nel suo viso per mezzo di un gigantesco martello. La strega lancia una maledizione sul fratello e su tutta la stirpe dei Vajda, promettendo che un giorno la sua vendetta si abbatterà sui suoi discendenti e li annienterà tutti e che saranno essi stessi a restituirle la vita che oggi le viene tolta. Stacco violento e titoli di testa su sfondo quasi nero. Di qui, un salto di due secoli, al viaggio di due medici improvvidi, il professor Kruvajan (Checchi) e il suo assistente Andrej (Richardson), verso un convegno cui non arriveranno mai. Essi osano arrischiarsi nella foresta della strega, esibendo come un dorato trofeo la loro fiducia incrollabile nella scienza, e insieme il loro scetticismo inscalfibile nell'occulto. Giunto alla tomba di Asa, Kruvajan osserva con interesse meramente scientifico la maschera, la conservazione del corpo, l'icona posta nella tomba. E sarà proprio lui a pagare il suo peccato di tracotanza con la sua morte e la risurrezione della strega: Kruvajan si ferisce nel tentativo di proteggersi da un pipistrello, e quelle poche stille di sangue riscuotono dal sonno eterno la corrotta eppur incantevole creatura. Kruvajan e Andrej escono dal sepolcro ignari della piega ineluttabile che stanno assumendo gli eventi e incontrano di fuori l'erede di Asa, Katia. L'apparizione sembra quella di un angelo e di uno spettro insieme, accompagnata come di consueto da una colonna sonora acconcia: la principessa Katia è in tutto tale e quale ad Asa e lo spettatore vive un istante di smarrimento prima che ella annunci la sua identità. E' il tema del doppio. Katia è la purezza e la gioventù incontaminata, Asa è la fascinazione irresistibile del male, due entità immiscibili che giustamente non troveranno una loro sintesi al terminar della pellicola.

 

Dopo i primi 15 minuti, i più indimenticabili e vividi dell'intera pellicola, la storia prosegue in maniera quasi classica. La strega risorge, ma ha bisogno del corpo di Katia per poter rivivere a nuova vita; Asa a tale scopo richiama il suo antico amante, principe Javutic, impressionante la sequenza in cui smuove il terreno e fuoriesce dalla sua tomba, incomparabile con altri maldestri tentativi di imitazione futuri. Qui non c'è banalizzazione, non c'è inconsapevole ridicolizzazione o umorismo, e nemmeno un senso di "già visto", ma si avverte, pieno e totale, il disgustoso e contro natura disegno di annullamento della morte, quando Javutic si solleva da quel terreno che avrebbe dovuto ricoprirlo per l'eternità ed affiorano i suoi orrendi artigli. Il punto focale della pellicola in fondo è il conflitto, sottolineato da un provvidenziale e indovinatissimo bianco e nero, fra vita e morte, o equivalentemente fra vita e non vita, fra la vita e l'imitazione della vita. Conflitto che poi come già detto in pellicole future verrà banalizzato, violentato ed infine dimenticato, ma che qui è presentissimo. Il film horror non può e non deve essere solo forma esteriore, sangue, gole sgozzate, apparizioni, porte che cigolano (e di questi topoi ve ne è in abbondanza ne La maschera del demonio), ma deve presentare anche un sottotesto, un qualcosa che sia sostrato del racconto e lo permei, gli dia vera sostanza. Il vero horror degli *zombi* inizia qui. E probabilmente, vi termina pure. 

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