Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Haneke ci riporta 71 frammenti di solitudine, del vuoto, del processo di svuotamento dei sensi. Attraverso piani-sequenza immobili, feroci, ma di una ferocia che tenta di contenersi, l'osservazione caustica di identità che perdono spessore, volume, umanità. Il genere umano va progressivamente disumanizzandosi attraverso la svalutazione di ciò che è prezioso, della sacralità, della speranza. Haneke è ancora immaturo, ma già nella sua fragilità questo film cela molto, anche se non quel processo di conoscenza e di ricerca che realizzano tutti i suoi personaggi nei suoi film più maturi, come non c'è quell'ingresso dell'irrazionalità nella vita dell'uomo che aspira alla normalità. L'irrazionalità è qui nelle varie coincidenze del caso e dei nostri destini..e ne siamo in balia.
Forse tirato per le lunghe, talmente freddo da rischiare di lasciare freddi nonostante la comprensione della tematica, è comunque da riscoprire assolutamente, un punto di vista di Haneke sconosciuto ai più, molto meglio di "Benny's Video", che era più facile nelle accuse, ma meno sconvolgente di "Der Seibente Kontinent", che invece distruggeva tutto quanto.
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