Regia di John Carpenter vedi scheda film
Gli ingredienti tipici del cinema di Carpenter ci sono tutti. Per primo citerei l'omaggio al cinema di un trentennio prima: nel decennio che aveva riempito ancor più il cinema di effetti speciali e riprese virtuosistiche, Carpenter va controcorrente e ci propone un film fortemente ancorato al classicismo (forse anche a causa di limiti di budget). Anche la tematica è tipica di quegli anni, ossia la presenza di un nemico "strisciante/mimetico" in mezzo a noi; tuttavia se una volta il nemico era il comunismo che si insidiava tra i propri vicini di casa, ora è l'esatto opposto: è proprio l'American way of life ad essere messa in discussione (con le scritte che celano ovunque la spinta a consumare, comprare, obbedire, non pensare). Di nuovo Carpenter pone in risalto quanto sia essenziale sviluppare una forma di resistenza verso questo nemico, difatti è l'unione di coloro che si sono organizzati contro il "regime" a portare i risultati nella vicenda.
Bisogna al contempo ammettere che il risultato del film è però spesso discontinuo: si paga innanzitutto l'assenza di un protagonista carismatico (il wresler Roddy Piper sembra un po' una caricatura di Kurt Russel, ma meno espressivo e di tanto in tanto ridicolo), alcune sequenze d'azione sembrano girate in modo grossolano (molto forzata la scena in cui il protagonista fa una strage di alieni per le strade, ma anche la sequenza finale appare un po' dozzinale). Inoltre manca la tensione che ha caratterizzato opere più nobili del regista.
Resta quindi un prodotto che oggi comunque si rimpiange, nel quale si apprezza un bel connubio di divertimento e riflessione.
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