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Va' e vedi

Regia di Elem Klimov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Va' e vedi

di axe
8 stelle

Russia Bianca, 1943. L'adolescente Fljora, procuratosi un fucile, sceglie, nonostante la contrarietà della madre, di entrare tra le fila dei partigiani impegnati nella lotta contro gli invasori tedeschi. Spostandosi tra campagne e villaggi assiste o è coinvolto in orrori di ogni sorta, determinati dagli occupanti, e ciò rafforza la sua volontà di combatterli. Questo film di guerra di produzione sovietica racconta il tempo della feroce occupazione tedesca delle terre dell'Europa dell'Est. L'esposizione non è oggettiva; l'opera non è una ricostruzione storica. Il regista Elem Klimov, segnato in gioventù dalle vicende belliche, e, in particolare, dalla Battaglia di Stalingrado, fa tesoro delle sue esperienze per raccontare gli eventi come vissuti e percepiti dal giovane protagonista. Nei suoi occhi, ora terrorizzati, ora sconvolti, ora attoniti ed increduli rispetto ciò che gli si para innanzi, si specchiano orrori su orrori. La solitudine, il cieco odio, le distruzioni senza scopo, la razionalità schierata al servizio del male. Intenzionato a combattere l'invasore, pur contro il volere della madre, si unisce ad una banda partigiana che lo va a prendere in casa, simulando un arresto; il clima è sereno, speranzoso; il gruppo ribelle esorcizza la paura in un allegro stare insieme, ma è comunque sempre all'erta. Fljora, non ancora a livello dei compagni - fisicamente e, soprattutto, moralmente - rimane indietro; in un costante stato di pericolo, tra paludi, campagne, poveri villaggi, vive i mali della guerra. Scopre l'eccidio della famiglia, assiste alla morte di chi gli è caro ed all'inutile distruzione di beni primari, ad opera di un nemico vigliacco, che rifiuta il confronto diretto, preferendo ricorrere agli strumenti di morte più all'avanguardia; artiglieria, arma aerea, mine. Giunge infine a contatto con gli avversari. La lunghissima fase di un rastrellamento in un villaggio ad opera di SS, collaborazionisti e soldati segna il culmine dell'atrocità. L'operazione, inizialmente gestita in maniera quasi razionale, si trasforma in una carneficina attuata da uomini che depredano, uccidono ed umiliano senza alcuna ragione, e, ormai, forse, senza alcun piacere. Infine, Fljora si ricongiunge alla banda partigiana, la quale, dopo aver spazzato via la colonna tedesca nel momento in cui si allontanava dai resti del villaggio, ha fatto prigionieri alcuni nemici pronti, pur di salvare la pelle, a scaricare su qualche compagno la responsabilità dei misfatti commessi. Il "percorso formativo" - un vero e proprio viaggio nel male - del protagonista è compiuto. Trova il coraggio di utilizzare il fucile, sparando contro un ritratto di Hitler, e, con convinzione, si unisce ai compagni, di nuovo in marcia per continuare la lotta. Nel film è forte l'uso dei simboli; l'autore mostra una natura violata dalla malvagità umana; l'idea di soggettività è acuita dall'attenzione concessa allo sguardo del protagonista (di fortissimo impatto è la sequenza che lo mostra impietrito dal terrore con una pistola puntata alla tempia da un ufficiale tedesco in posa per una foto ricordo). Il regista non si addentra in complesse analisi politiche. Rispettando uno schema consolidato - almeno, per quel poco che conosco del genere - circa la trattazione della materia da parte del cinema sovietico e russo in generale, gli invasi - esclusi i collaborazionisti - sono tutti buoni, gli invasori tutti cattivi. Nel caso di questo film, essendo gli eventi su schermo "mediati" dall'intelletto del protagonista, un ragazzo proveniente da una numerosa famiglia di un modesto villaggio bielorusso, non potrebbe essere diversamente. Non manca l'esaltazione del ruolo dei partigiani - il comandante del gruppo, in particolare, ha un grande carisma - quali uomini d'azione, in contrapposizione ai "mezzemaniche", imbelli e passivi di fronte alla prepotenza dei tedeschi. La sequenza che mostra Fljora sparare contro il ritratto di Hitler, una prima volta, ed apprestarsi a farlo una seconda, per poi rinunciare, rivela il pensiero del regista, il quale ritiene il dittatore tedesco causa dei mali patiti dalle nazioni confinanti. Scorrono rapidamente ed all'indietro fotogrammi di filmati e fotografie, i quali rappresentano la negatività del suo agire, fino all'infanzia. "Riavvolti" gli eventi, ed immaginando di trovarsi di fronte ad un Hitler bambino, dallo sguardo triste, represso, il protagonista comprende che non è più tempo di commiserarsi; il male è germogliato, è cresciuto, ha ghermito popoli e nazioni. Non c'è altro da fare se non combatterlo, con coraggio e determinazione, fino alla sua definitiva sconfitta. Fljora è interpretato dall'attore moscovita Aleksei Kravchenko; il ragazzo si esprime con lo sguardo, con le espressioni del volto, sempre più stravolto, e della bocca, contratta, serrata. Scompare ogni traccia d'innocenza fanciullesca, ancora ravvisabile, a tratti, ad inizio racconto. Il ritmo del film è irregolare. La prima parte del racconto è saldamente ancora alla realtà; nel momento in cui il protagonista perde il contatto con il drappello partigiano, si susseguono una serie di sequenze quasi onoriche (o meglio, da incubo) che danno conto dello smarrimento del giovane. L'epilogo è invece un richiamo alla determinazione ed alla razionalità. "Va' E Vedi" è un film di guerra che travalica il genere; per alcuni elementi ricorda "La Sottile Linea Rossa" - la natura violata - e per altri "Apocalypse Now"; è una discesa agl'inferi, tra gli orrori della guerra, la quale ha una battuta di arresto nel momento della consapevolezza. Fljora metabolizza quanto vissuto e reagisce, in prospettiva di un futuro migliore. Un film segnante, impegnativo, certo non per tutti; e che (oggi, estate 2022) meriterebbe una visione proprio lì, da quelle parti, dove è ambientato ed è stato prodotto.

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