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Diabolik

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Diabolik

di rozann971
7 stelle
Trama: L’Ispettore Ginco (Michel Piccoli) escogita un piano per trasportare al porto 10 milioni di dollari, cercando così di sviare  Diabolik (John Philip Law). Non lasciandosi ingannare dal diversivo il famoso ladro riesce lo stesso a rubare il consistente carico. Il furto ha la conseguenza di far saltare molte teste sia tra i vertici della polizia che del ministero degli interni. In aiuto alle forze dell’ordine viene il famoso criminale Valmont (Adolfo Celi) che in cambio di far allentare la pressione su di lui ed i suoi traffici promette di consegnare Diabolik nelle mani di Ginco. L’occasione arriva quando Diabolik decide che per  regalo di compleanno alla sua amata Eva Kant (Marisa Mell) ruberà la collana composta di 11 smeraldi appartenente alla moglie del ministro delle finanze Clark. Vestita da prostituta Eva sorveglia la casa dove deve avvenire il furto, ma a sua insaputa viene scoperta da una delle donne di Valmont, la cui descrizione porterà a far disegnare un identikit distribuito in migliaia di copie. I due ladri, intanto, riescono anche questa volta a portare a segno il furto, ma Eva durante la fuga si ferisce ad un braccio. Andata curarsi presso un medico vicino alla malavita, la donna viene catturata da Valmont, che in cambio della sua liberazione vuole i 10 milioni più la collana di smeraldi. Purtroppo sia Ginco che Valmont, vedranno fallire i loro piani davanti le infinite risorse a disposizione di Diabolik…
 
L’uscita di Diabolik nelle sale nel 1968, sembra voler chiudere alla grande quel mini filone cinematografico che aveva portato da prima, sul grande schermo gli emuli del lottatore di wrestling messicano El Santo e poi gli eroi del fumetto nero all’italiana. Così dopo Kriminal, Satanik e Mister-X  anche l’anti-eroe creato dalle sorelle Giussani trova la sua trasposizione su pellicola. 
Psichedelico, fumettistico, colorato, il film, che per quanto abbia una sceneggiatura solida, peccando solo in alcuni punti di continuità narrativa, ha come prerogativa principale quella di essere guardato più come opera pop che come opera cinematografica. L’essenza degli anni 60’ e dei suoi movimenti artistici passa attraverso anche le sue immagini.
Bava capisce da subito quale strada intraprendere e che stile dare alla pellicola, che realizza con non poche difficoltà, perché sarà costretto a ridimensionare le proprie aspettative, a causa della mancanza di sintonia con il produttore Dino de Laurentiis. In primis non condivide in pieno la scelta come protagonista di John Philip Law, “…riusciva a tenere la grinta per 30 secondi e poi si sgonfiava come un palloncino” lamenterà Bava. Non si trova neanche libero di dare un impronta personale all’opera, dove la volontà del maestro del gotico italiano è quella di riprodurre una trasposizione il più realistica possibile del fumetto cercando di mettere in evidenza il lato violento del personaggio, ma De Laurentiis per paura dei tanti processi verso le pubblicazioni nere di quegli anni, impone di addolcire la natura di Diabolik. Inoltre il regista lamenterà in più occasioni un mancato supporto logistico, che lo costringerà a non poter spendere tutto il budget messo a disposizione. In un’intervista del 1971 a cura di Alfredo Castelli per il settimanale Horror, Bava dichiara quanto segue “…Una  delle esperienze più allucinanti della mia vita è stato il film Diabolik. Dico, lo facevo per la De Laurentiis, era un film importante, insomma una pellicola per la quale i distributori avevano anticipato ben un miliardo e mezzo. Invece, si sa come è De Laurentiis, peggio di un ministero, e tra una cosa e l’altra mi hanno tenuto in ballo per mesi e mesi, io che giro Operazione Paura in 12 giorni… In più, avevo a disposizione pochissimi mezzi, l’ho finito con circa 200 milioni di spesa, un’inezia”.
Ma con tutte le difficoltà del caso, Bava riesce lo stesso a confezionare un buon prodotto. La maestria del regista si vede nel realizzare gli effetti con i pochi mezzi messogli a disposizione. Un esempio su tutti, è la costruzione del rifugio di Diabolik, fatto tutto con dei modellini e fotografie incollate su dei vetrini posti davanti la macchina da presa. Ancora oggi l’effetto realistico ottenuto è impressionante. 
(Il rifugio caverna di Daibolik)
 
Il cast è di un certo rilievo, ed anche John Philip Law, non non del tutto pienamente gradito da Bava, assolve bene il suo ruolo. La sintonia che ha sul set con Marisa Mell è perfetta, riuscita in parte anche grazie al fatto che durante le riprese i due attori ebbero una breve storia d’amore. Superfluo dire che la parte recitata da Adolfo Celi è impeccabile, che nel ruolo di cattivo è sempre  riuscito a dare il meglio di se. Azzeccata anche la scelta di far ricadere sull'attore francese Michel Piccoli l'interpretazione dell’Ispettore Ginco.
Fondamentale nel film è il supporto dato dalla colonna sonora a cura di Ennio Morricone, che riesce a cogliere in pieno l’atmosfera ricreata dal regista. Le scene d’azione sono ben ritmate, e la musica si amalgama perfettamente con le immagini.
Gli incassi nelle sale italiane furono modesti, di contro all’estero il film fu venduto molto bene, cosa che portò De Laurentiis a proporre a Bava di girarne un seguito. “…Gli ho fatto dire che sono ammalato, invalido a letto, permanente” fu la risposta sarcastica del regista.
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