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Occhi senza volto

Regia di Georges Franju vedi scheda film

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La recensione su Occhi senza volto

di munnyedwards
8 stelle

 

Gli occhi senza volto sono quelli sofferti e intensi della povera Christiane (Edith Scob), occhi tristi e folli che scrutano un mondo fatto di orrore e morte, nella vana speranza di uscire da un incubo che sembra essere senza fine.

Christiane, rimasta gravemente sfregiata dopo un incidente automobilistico causato dal padre chirurgo viene sottoposta a numerosi interventi di impianto facciale, il Dr. Gènessier (Pierre Brasseur) è un luminare del settore e vinto dai sensi di colpa, ma soprattutto da un egoistica ambizione, cerca invano di restituire la bellezza dove ormai regna solo la deformità.

Aiutato dalla perfida ma devota assistente Louise (interpretata con insolita malvagità da una splendida Alida Valli) mette in piedi un piano criminale semplice ed efficace, rapire giovani ragazze alle quali sottrarre con pinze e bisturi il volto che poi sarà impiantato su quello della figlia sfigurata.

Inutile dire che questo viaggio nell’orrore più puro e nella meschinità di un genitore folle ed egoista avrà un esito imprevisto e tragico, sarà proprio Christiane a trovare in un finale di macabra e poetica bellezza il coraggio di un gesto ribelle, che è anche accettazione completa del suo status e dell’incubo che sta vivendo.

 

Edith Scob

Occhi senza volto (1960): Edith Scob

 

Edith Scob

Occhi senza volto (1960): Edith Scob

 

Occhi senza volto firmato da Georges Franju uscì nel 1960 e fu quasi unanimemente stroncato dalla critica, in pochi capirono la grandezza di un opera che per tematiche e soprattutto messa in scena era decisamente avanguardistica.

Il film, che di fatto si può facilmente definire un horror (moderno e gotico allo stesso tempo), si giova di un’estetica assolutamente non comune e con evidenti rimandi all’espressionismo tedesco, un opera potente che ancora oggi non può che risultare di notevole impatto sullo spettatore.

Franju porta avanti un duplice percorso narrativo mettendo continuamente in contrasto realismo e fantastico, due elementi agli opposti che invece il regista riesce a far convivere in maniera perfetta, donando al film uno spessore non comune.

Si prendano ad esempio due fra le tante sequenze da ricordare, nella prima facciamo la conoscenza della povera Christiane con il volto coperto dalla sua maschera, è una creatura fragile e indifesa che vive reclusa in una specie di castello gotico (in realtà una gigantesca villa sperduta nei boschi), la vediamo vagare come un fantasma dal volto forzatamente inespressivo, osserva e subisce la follia dei suoi tutori cercando nel contempo un insperato contatto telefonico con il ragazzo che amava e che la crede morta, Franju ci porta nei territori fiabeschi dell’infanzia ma ci racconta una vicenda di puro orrore tangibile.

 

Edith Scob

Occhi senza volto (1960): Edith Scob

 

Ma allo stesso tempo il regista resta ancorato alla realtà, che rende ancora più spietata nella quasi documentaristica scena dell’operazione sulla prima vittima, una sequenza glaciale e fredda come la lama del bisturi che incide senza pietà il volto della giovane caduta in trappola.

Questa ambivalenza stilistica, questo passare con assoluta naturalezza e leggerezza da un atmosfera da sogno, onirica e surreale ad un'altra più truce e spietata, profondamente ancorata alla realtà criminale, non può che impreziosire l’opera di sottotesti e piani di lettura, rinvigorendo un plot già di suo molto accattivante (tratto dal romanzo di Jean Redon).

Occhi senza volto resta a tutt’oggi un caposaldo dell’horror, un film che non ha perso un briciolo della sua potenza espressiva e che non sfigura davanti a produzioni più recenti, un film malinconico e truce allo stesso tempo, un horror che scava nel profondo le psicologie dei tre personaggi in scena restituendoci ritratti contorti e deformi di un umanità perduta tra i miraggi di una scienza utopica.

Co-produzione italo-francese, musiche di Maurice Jarre e fotografia splendida del quotato Eugen Schufftan (lavorò con Lang e vinse un Oscar nel ’62 per Lo spaccone), Occhi senza volto forma con Psyco e L’occhio che uccide un trittico targato 1960 assolutamente da non perdere, tre pietre miliari del cinema da vedere e rivedere.

Voto: 8.5

 

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