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E Johnny prese il fucile

Regia di Dalton Trumbo vedi scheda film

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Raffaele92

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su E Johnny prese il fucile

di Raffaele92
8 stelle

Forse la più spietata ed efficace critica contro la guerra mai vista sullo schermo. Dopo aver combattuto durante la Prima Guerra Mondiale, la personalità fisica e morale di Joe viene cancellata: ci troviamo nella condizione di non riuscire neppure a constatare se egli si sia in effetti salvato o se sia sopravvissuto. In un certo senso, è diventato una non-persona, un cilindro pensante incapace di qualsiasi azione (prime tra le quali la comunicazione e la vista), bloccato per sempre sul lettino di un ospedale. Probabilmente, la peggior condizione nella quale un essere umano (se ancora lo si può chiamare tale) possa trovarsi. Il peggiore incubo di tutti. La morte, al confronto, è un lusso. Non appena il protagonista si rende conto della sua condizione fisica, la morte infatti non può che essere al sua unica aspirazione, il suo unico desiderio per porre fine a quella che (quasi ironicamente) si può ancora chiamare vita. In alternativa, vi è il desiderio di essere mostrato al mondo, per far vedere a tutti gli orrori e la follia della guerra. Ma entrambe le sue richieste (che egli comunica ai dottori tramite l’alfabeto Morse) saranno scambiati per segni di pazzia e quindi respinte. L’unica cosa che lo distrae dalla sua condizione (e che in un certo senso gli procura piacere) è il ricordo, che per tale motivo viene rappresentato a colori. Il presente, al contrario, è in bianco e nero, espediente che in questo caso vuole suscitare freddezza, mancanza assoluta di una qualsiasi speranza e angoscia. Il film vuole essere, oltre che una critica alla guerra, anche una critica a quei dottori e medici (facenti parte del sistema sanitario americano) dalla mentalità chiusa, che tengono in vita Joe per farne degli esperimenti e lo vedono solo come un caso da studiare e non come una persona.  Un’analisi è rivolta anche al tema religioso/cristiano: Joe, infatti, immagina di avere delle conversazioni con Gesù e attraverso queste conversazioni, sembra che Gesù non si renda conto della gravità della situazione di Joe. Questo simboleggia la massima negazione, per Joe, della speranza di avere pace ed è come se il protagonista volesse interrogare sé stesso mettendo in dubbio l’esistenza stessa di Dio (o se non altro, la sua bontà). Il film è infine una critica al potere: i dottori infatti non vogliono mostrare Joe al mondo affinché nessuno possa mai vedere l’errore che la guerra ha generato. Nella parte finale del film, un’infermiera (che ha ben compreso la situazione morale, oltre che fisica, di Joe) tenta di ucciderlo ponendo fine alle sue sofferenze, ma viene scoperta e mandata via. E’ la fine per Joe e per ogni forma di speranza. Egli è destinato a rimanere per tutto il resto della sua vita immerso nel terrore del buio e del silenzio.   

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